Segregata e stuprata: 6 anni al 'fidanzato'

Terribile avventura per una 16enne scappata nel 2016 da una comunità per minori. Ora che ha vent’anni ha fatto condannare il suo ex

Violenza sessuale

Violenza sessuale

“Laura“ era all’epoca una ragazzina difficile. Sedici anni, ospite di una comunità per minori, leggero deficit cognitivo. Attraversava un periodo di particolare irrequietezza e difficoltà che manifestava con fughe frequenti, tanto che gli educatori non ritenevano possibile consentirle di andare a scuola. Purtroppo non servì ad evitarle il peggio, perché in una delle sue fughe lei pensò di farsi ospitare dal suo “fidanzato“, un ragazzo di poco più grande che però la chiuse in casa per giorni e la costrinse a rapporti sessuali che Laura non voleva.

Sono passati anni da allora, ma alla fine il tribunale ha creduto alla ragazza, che nel frattempo è cresciuta ed è riuscita a riconoscere e far identificare quell’Ahmed che abusò di lei: di recente è arrivata per lui la condanna a sei anni di reclusione per stupro e sequestro di persona. Al processo, che si è celebrato davanti alla nona sezione del tribunale in assenza dell’imputato, le educatrici della comunità alle porte della metropoli hanno ricostruito quella fuga ricordando che Laura era rientrata solo dopo una settimana nonostante la loro denuncia ai carabinieri e il tentativo di rintracciarla anche presso il “fidanzato“, che però aveva solo ammesso di averla vista su un bus. La 16enne aveva poi spiegato di essere stata "trattenuta in casa contro la sua volontà" chiusa a chiave e che aveva subito "abuso sessuale e violenza fisica".

In ogni caso, riassume il giudice nella sentenza, "non avevano ritenuto opportuno portarla a fare una visita presso l’apposito servizio della Clinica Mangiagalli perché erano ormai passati dei giorni dai fatti e “Laura“ era piuttosto traumatizzata". Forse non le avevano creduto del tutto. Ascoltata dal tribunale ormai ventenne, sposata e con una bimba di due anni, Laura ha però ripercorso con dolore i giorni di quella fuga e delle violenze subite da Ahmed, all’epoca 18enne, il fidanzato con cui non si era poi più vista. Con il suo linguaggio molto semplice ha ripetuto che lui " la teneva forte per i polsi con entrambe le mani" ed intanto le diceva “sei una puttana” e la picchiava mentre lei piangeva. "Egli pretendeva di avere anche cinque rapporti sessuali al giorno - riassume il tribunale - aggredendola fisicamente per ottenerli e non fermandosi nemmeno a seguito delle sue grida e del suo pianto".

Nel motivare la condanna a 6 anni per Ahmed, il giudice Elisabetta Canevini ha scritto che "l’evidente difficoltà di verbalizzazione e di esposizione lessicale, porta ad escludere che “Laura“ abbia avuto intenti calunniatori o rivendicativi di qualunque natura. La semplicità del suo linguaggio ne ha fatto piuttosto emergere l’incapacità di raccontare tutto ciò che ha subito". In definitiva, un racconto credibile confermato dalle condizioni pietose descritte dalle educatrici ("visibilmente dimagrita, molto molto trasandata, sporca, sciupata"") in cui era rientrata in comunità dopo una settimana.

 

 

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