La fuga verso il centro e le classi-ghetto: nasce la rete delle scuole di periferia

La coordinatrice: "Col Covid rischio maggiore di esclusione di stranieri e fragili. Potenziare l’offerta nei rioni"

Progetti pedagogici alternativi e lavoro di squadra per periferie più attrattive

Progetti pedagogici alternativi e lavoro di squadra per periferie più attrattive

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Milano - Contro la “fuga“ verso il centro delle famiglie italiane e la creazione di classi-ghetto sta per nascere la Rete nazionale delle scuole di periferia. E muove i primi passi a Milano. Per frenare il fenomeno – visibile in città e studiato anche dal Politecnico e dal Comune –, erano nate negli anni diverse sperimentazioni, dall’apertura di nuove scuole Montessoriane al potenziamento di progetti educativi, che avevano reso più attrattive le scuole di quartiere, riuscendo in alcuni casi a capovolgere la situazione. Ora si cerca di far sistema. Anche perché "la situazione emergenziale da Covid 19 ha riportato all’attenzione il rischio di una maggiore esclusione degli studenti stranieri o con disagio socio-culturale", spiega Milena Piscozzo, preside dell’istituto Riccardo Massa, membro dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’intercultura e coordinatrice del gruppo periferie. 

Quest’anno nelle scuole pubbliche milanesi sono 71.173 gli alunni con cittadinanza non italiana, di cui 2.041 nuovi ingressi. In calo rispetto allo scorso anno (erano 73.097 dei quali 2.339 nuovi ingressi) come tutta la popolazione scolastica. Ma si teme ancora l’effetto fuga: secondo lo studio del Politecnico nei quartieri caratterizzati da forte presenza di immigrati, l’80% dei bambini italiani si sposta verso il centro o verso scuole private e abbandona il proprio bacino scolastico d’utenza. "Questa è “segregazione scolastica“, anche perché le famiglie pensano alle periferie come a zone di “segregazione sociale”, dove si concentrano situazioni problematiche che possano inficiare il percorso formativo dei propri figli", spiega la preside. L’obiettivo è ribaltare la prospettiva, ridando forza e attrattività alle “scuole di bacino“. "Le periferie sono realtà fluide, dove la scuola a volte è l’unica agenzia educativa – conclude Piscozzo –. La creazione di una rete nazionale delle scuole di periferia può permettere il superamento delle separatezze, una messa in comune di competenze e risorse per rispondere alle esigenze formative".