Scuola, l'allarme: "Primarie, il tempo pieno rischia di scomparire"

Fra i nodi da risolvere per settembre anche la responsabilità dei docenti in caso di lezioni fuori dalla scuola

Tra le difficoltà del nuovo anno il rischio della mancata garanzia del tempo pieno

Tra le difficoltà del nuovo anno il rischio della mancata garanzia del tempo pieno

Milano, 1 luglio 2020 - Il tempo pieno alle scuole primarie è "in pericolo". A lanciare l’allarme per il prossimo anno scolastico che inizia il 14 settembre è Massimiliano Sambruna, segretario generale della Cisl Scuola Milano. "Non si potrà garantire il tempo pieno per carenza di spazi e di organico. Bisognerebbe essere onesti con le famiglie e dire sin da ora che non ci saranno le condizioni per garantire 40 ore di lezioni settimanali. Il problema a Milano e provincia non è di poco conto: il 93% delle classi delle scuole primarie sono a tempo pieno" dice il sindacalista. Nell’anno scolastico 2019/2020, secondo i dati diffusi dall’Ufficio Scolastico Regionale, su 6.131 classi delle elementari fra Milano e hinterland quelle a tempo pieno – con 40 ore di lezioni settimanali – sono ben 5.716.

"La carenza degli spazi non è un’ipotesi ma una certezza. Lo ha ammesso lo stesso ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che ha sollevato l’ipotesi di utilizzare i plessi abbandonati. E anche l’assessore comunale dell’Edilizia Scolastica, Paolo Limonta, secondo cui a Milano mancherebbe almeno il 20% dello spazio per accogliere tutti i bambini. Sarà inevitabile allora fare ricorso ad ingressi scaglionati e ai turni fra i gruppi dei classi". E quindi dovrebbe servire più personale. Peccato che secondo i calcoli di Cisl Scuola diffusi ieri, a settembre ci sarà "un vero record" di cattedre vacanti: saranno 85.150 in tutta Italia. "Per la Lombardia le stime precise non sono ancora disponibili perché siamo in attesa di conoscere dati definitivi su trasferimenti e pensionamenti. Se si attinge alle attuali graduatorie concorsuali e ad esaurimento, si potranno coprire però solo il 30% dei posti col numero dei candidati attuali".

Proprio per risolvere il nodo dei posti liberi alcuni sindacati hanno avanzato l’ipotesi di non procedere solo per concorsi ma di stabilizzare i precari titolati che abbiano svolto almeno 36 mesi di servizio. Ma Sambruna non è molto d’accordo: "Sono scettico. Non si può sfruttare l’emergenza del Covid per consentire ai docenti di entrare di ruolo senza selezione. Anche se minima, ci deve essere. Non solo perché parliamo di docenti che hanno il compito di educare i nostri ragazzi. Ma anche come rispetto nei confronti del resto della popolazione scolastica che per entrare di ruolo ha dovuto superare il concorso".

Quanto alla soluzione della "scuola fuori dalla scuola" - ossia l’ipotesi di fare lezione in spazi alternativi come cinema, teatri, biblioteche - "è positiva perché garantisce la didattica in presenza ma bisogna definire il contorno giuridico in tema di responsabilità. Se succede qualcosa agli studenti fuori dal plesso scolastico su chi dovrebbe ricadere la colpa? Ad oggi non è chiaro. Io credo che gli insegnanti debbano esserne esclusi" la convinzione di Sambruna.  

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