La scuola multietnica che accoglie i piccoli ucraini: "Gli altri bimbi aiutano a tradurre"

L’istituto comprensivo Mattei-Di Vittorio di Pioltello, nel quartiere Satellite, è un modello di integrazione culturale con 74 etnie diverse

Pioltello, la scuola multietnica che accoglie i piccoli ucraini

Pioltello, la scuola multietnica che accoglie i piccoli ucraini

Milano, 24 maggio 2022  La facciata della scuola è coperta dai disegni. Messaggi di pace, inclusione e solidarietà che rispecchiano l’identità dell’istituto. Il Mattei-Di Vittorio di Pioltello è così: un luogo multietnico in cui 2000 bambini provenienti da tutte le parti del mondo convivono in serenità e all’insegna dell’integrazione. Un’idea di scuola fedele al quartiere nel quale è inserita, il Satellite, cuore di culture diverse ma perfettamente capaci di coesistere.

Da qualche settimana ha accolto tredici bambini ucraini. Faticano ancora con l’italiano, ad aiutare gli insegnanti nella traduzione sono gli altri piccoli. Alina, 9 anni, che ha iniziato la scuola primaria a Pioltello. E gli altri moldavi che comprendono la lingua e provano a facilitare i compagni nei primi giorni di scuola. «La nostra forza è avere alunni di ogni parte del mondo. C’è uno scambio culturale continuo, non solo durante le lezioni». Angela Spinelli, insegnante e responsabile di Intercultura, ci racconta l’istituto. «Studiamo le materie in italiano, ai piccoli chiediamo di parlare tutti nella stessa lingua. Ai nuovi arrivati spieghiamo la lingua tramite disegni e oggetti, a ognuno di questi associamo una parola che loro ripetono».

L’istituto comprensivo Mattei-Di Vittorio di Pioltello
L’istituto comprensivo Mattei-Di Vittorio di Pioltello

Modello di integrazione

Il Mattei-Di Vittorio ha nove plessi su tutto il territorio di Pioltello divisi tra infanzia, primaria e medie. L’istituto ospita bambini di 74 etnie diverse, alcune classi sono interamente composte da bambini stranieri. La percentuale di piccoli italiani è del 52%. Un modello vincente di integrazione e scambio culturale, fin dai primi anni di scuola. L’uso frequente della lingua inglese, la condivisione di esperienze e tradizioni, il gioco nell’enorme cortile verde dell’istituto per unire il gruppo. «I bambini imparano a socializzare e ad accettare le diversità. Ai percorsi didattici tradizionali aggiungiamo anche la comprensione delle lingue dei Paesi da cui gli alunni provengono». Salvatore Longobardi è il dirigente scolastico dell’istituto. «Abbiamo alunni eritrei, somali, argentini, peruviani, bengalesi, egiziani, marocchini, romeni. Un melting pot di nazionalità che è il valore aggiunto della nostra scuola».

Oltre alle attività didattiche, i bambini restano nell’istituto fino al pomeriggio per disegnare o giocare in cortile. Prima si ritrovano tutti nella enorme mensa della scuola: scendono le scale in fila indiana, ordinati, si tengono per mano. E quando mangiano ridono e scherzano fra loro. «Qualche giorno fa i genitori di un bambino egiziano ci hanno portato del cuscus, è stato un gesto carino». Roberta Letizia, vicepreside, è tra quelli che conoscono meglio il Mattei-Di Vittorio: «Insegno in questa scuola da 35 anni, Pioltello entra nel cuore proprio perché ha un tessuto sociale multietnico che rende l’insegnamento una professione misura. Rappresenta il mondo intero, con questa sua natura così colorata e gioiosa. I bambini vengono a scuola volentieri perché trovano un ambiente sano e accogliente». L’accoglienza dei piccoli ucraini

L’istituto comprensivo Mattei-Di Vittorio di Pioltello
L’istituto comprensivo Mattei-Di Vittorio di Pioltello

Poco dopo l’inizio della guerra, sono arrivati i primi bambini ucraini. «Stiamo attenti alla parte relazionale – spiega Ivan Taurino, insegnante di religione - ci concentriamo sulle emozioni e sulla socializzazione. Li vedo sereni, sono felici di essere a scuola. Probabilmente, non sono troppo spaventati perché arrivano da zone non direttamente coinvolte nel conflitto, anche se lasciare la propria casa e le abitudini è comunque difficile». Hanno ricominciato da zero. «C’è David, è in quarta elementare – spiega Angela Spinelli -. All’inizio era molto timido, introverso. Poi ho pensato di farlo giocare a calcio con gli altri ragazzi, si è aperto subito. Grazie al «football», come dice lui, è tornato a sorridere. Ha anche fatto tre gol contro quelli più grandi, era felicissimo. Lo sport può aiutare molto nell’integrazione». «Un’altra bambina che mi ha aperto il cuore è Alla. In Ucraina aveva un’insegnante di sostegno, appena l’ho conosciuta mi ha subito abbracciata. Nonostante quello che ha passato sa solo ridere, è speciale». Accoglienza è una parola chiave per la scuola di Pioltello. Qui la diversità è un valore aggiunto. Non esistono barriere, pur non comunicando con la stessa lingua i piccoli riescono a intendersi. Tra compiti, disegni e corse nel cortile: a loro basta questo. Stare insieme e sorridere.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro