GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Scuola e identità di genere. Il Consiglio regionale boccia la mozione di FdI contro le carriere alias

La Giunta lascia libertà di scelta, il Patto Civico chiede lo scrutinio segreto: testo affossato per 2 voti. L’opposizione esulta. Zamperini: avanti lo stesso.

Dalle prime file della tribuna riservata al pubblico si leva un urlo. Immediato, spontaneo, liberatorio. D’un tratto l’attenzione di tutti si sposta dal centro dell’aula del Consiglio regionale alla sua periferia, dai banchi dove si è appena consumato il dibattito e il voto a quella tribuna poco più in alto. Lì guardano i consiglieri di maggioranza, perlopiù in silenzio. Lì guardano i consiglieri di opposizione, applaudendo. E lì ci sono loro, gli studenti, quelli che esultano: sono le 13.35 e il Consiglio regionale ha appena respinto la mozione contro la quale si sono battuti in questi mesi, quella con la quale Fratelli d’Italia chiedeva alla Giunta regionale di attivarsi perché l’Ufficio Scolastico lombardo facesse una ricognizione degli istituti scolastici che consentono di attivare le carriere alias o, detto altrimenti, che consentono agli studenti transgender che ne facciano richiesta di essere chiamati e indicati, a scuola e nei documenti interni alla scuola, con un nome diverso da quello anagrafico nel caso in cui sentano che quest’ultimo non coincide con la loro identità di genere. Che intorno a questa mozione non ci fosse un consenso largo neppure nella maggioranza di centrodestra, si era capito già nelle scorse settimane. La mancata approvazione resta, però, un fatto rilevante e per nulla scontato.

Nel dettaglio, a favore della mozione che aveva in Giacomo Zamperini il primo firmatario hanno votato 35 consiglieri regionali, i contrari sono stati 33 e gli astenuti 4. Perché la mozione potesse essere approvata occorrevano, però, almeno 37 voti a favore, vale a dire, un numero di favorevoli pari almeno alla metà dei presenti (73) più uno. Un esito al quale hanno contribuito più fattori: la scelta di Simona Tironi, assessore regionale all’Istruzione, intervenuta a nome della Giunta, di non dare indicazioni di voto ai consiglieri del centrodestra perché potessero votare secondo coscienza, l’analoga scelta fatta da Forza Italia, una gestione della partita – da parte di Zamperini e, prima ancora, di Pietro Macconi, altro consigliere regionale meloniano – che ha scontentato più d’uno in maggioranza e, non ultima, la richiesta di votare a scrutinio segreto avanzata da Luca Paladini, consigliere regionale del Patto Civico, oltre che fondatore dei “I Sentinelli“. Al centrodestra sono sicuramente mancati i voti del forzista Giulio Gallera, che nel suo intervento in aula ha dichiarato la propria contrarietà alla mozione ("La scuola è il luogo in cui bisogna insegnare il rispetto degli altri") tra gli applausi dell’opposizione, e del leghista Davide Caparini, che, contrario, ha preferito non partecipare alla votazione. Il resto lo hanno fatto le astensioni arrivate dai centristi, in particolare da Lombardia Migliore.

Zamperini non molla: "Noi, come Fratelli d’Italia, faremo comunque una ricognizione delle scuole che permettono le carriere alias e la invieremo al ministero chiedendo che si faccia finalmente chiarezza su come viene usato questo strumento e su come, invece, dovrebbe essere usato. L’obiettivo di sollevare un dibattito su questi regolamenti è stato centrato, ma, quanto al voto segreto, ritengo che si debba avere il coraggio di difendere le proprie idee senza nascondersi". "Una bella soddisfazione per il Consiglio regionale lombardo, che ha rifiutato questa azione scellerata da parte della destra che vuole decidere sulla vita delle ragazze e dei ragazzi – commenta Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd al Pirellone –. E anche una bella dimostrazione in controtendenza rispetto ad altri episodi. La vita vera non si faccia condizionare dalle scelte politiche". Per Paola Pizzighini, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, "si è sancito un patto tra una parte della maggioranza e l’opposizione per archiviare le istanze della destra retrograda. Sui diritti civili si sta compatti". Quindi Paladini e Michela Palestra, del Patto Civico: "Una soddisfazione incredibile per noi che l’abbiamo contrastata in aula ma soprattutto per la libertà e l’autodeterminazione di tutte e tutti". Per Onorio Rosati (Alleanza Verdi Sinistra) si tratta di "una grandissima vittoria". Infine Lisa Noja (Azione-Italia Viva): "Ha vinto il rispetto della dignità della persona".