Scontro sul nuovo stadio Salvini contro i veti Ma Sgarbi non arretra: badi al ponte di Messina

Ministro e sottosegretario l’un contro l’altro. "Milano non può aspettare: diamole l’impianto che si merita". La replica: "Demolizione impossibile. Il Meazza come un monumento a Falcone e Borsellino". E Sesto ci prova

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di Giambattista Anastasio

La partita del nuovo stadio di Milano finisce col mettere l’un contro l’altro Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi, rispettivamente ministro per le Infrastutture e sottosegretario alla Cultura. Detto altrimenti: due esponenti dello stesso Governo schierati in due metà campo diverse. Salvini vorrebbe che Milan ed Inter fossero messe al più presto nelle condizioni di realizzare il nuovo stadio procedendo secondo il progetto che prevede la demolizione dello storico San Siro e la costruzione, nello stesso luogo, della nuova arena del pallone. Un progetto al quale Sgarbi si è opposto fin dal primo giorno in cui ha assunto l’incarico di sottosegretario, al punto da recupere un parere che vincolerebbe San Siro vietandone, quindi, la demolizione. A riaccendere la miccia è stato, ieri mattina, il ministro che, in un video diffuso attraverso i suoi canali social, ha chiesto che sia superato lo stallo. "Milano non può più aspettare, non possiamo più perdere tempo – incalza Salvini –. Dopo anni di chiacchiere, progetti, studi e riunioni bisogna riqualificare il quartiere di San Siro e dare alla città, ai tifosi e alle squadre uno stadio nuovo, moderno, più sicuro, più green: basta coi no, occorre correre come stanno facendo tutte le altre grandi capitali europee, anche perché ci sono dei privati pronti ad investire più di un miliardo di euro per la nostra città. Quindi superiamo i no e diamo finalmente al popolo del calcio e alla città di Milano lo stadio nuovo che si meritano".

Su tutt’altra posizione Sgarbi, il quale ricorda che "c’è un parere molto determinato di due comitati, al tempo in cui il ministro alla Cultura era Dario Franceschini, che indica il vincolo relazionale che riguarda la storia e la memoria del monumento, come fosse un monumento a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che qualcuno può trovare non bello ma che non si può abbattere. Salvini – contrattacca il sottosegretario – si occupi di fare il Ponte di Messina e magari anche uno stadio a Messina".

Nel mezzo resta l’opzione Sesto San Giovanni, almeno sulla carta. E il sindaco Roberto Di Stefano non si lascia sfuggire l’occasione per ribadirlo: "Sesto ha tutte le carte in regola per accogliere il nuovo stadio. Possiamo garantire tempi certi per la realizzazione del nuovo impianto sportivo e abbiamo a disposizione uno spazio, quello dell’ex area Falck, dove è in corso la riqualificazione più grande d’Europa. Sarebbe possibile realizzare uno stadio moderno, green, in linea con gli impianti più innovativi che vediamo nel resto d’Europa". "Inoltre – aggiunge il primo cittadino sestese – da un punto di vista logistico, la posizione sarebbe estremamente funzionale: siamo a 12 minuti dal Duomo, a 15 da Linate, abbiamo tre fermate della metropolitana e altre 4 in costruzione, una fermata del treno e un accesso alla tangenziale. Noi ci siamo e ringrazio per l’attenzione sulla questione dello stadio il ministro Matteo Salvini. Il ministro dice che c’è necessità di partire con i lavori".

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