Scontri prima di Inter-Napoli, chiesta la sorveglianza speciale per 'il Rosso'

Il pm di Milano ha chiesto addirittura il divieto di soggiorno in Lombardia pe ril capo dei Boys nerazzurri

Marco Piovella, capo ultrà Curva Inter

Marco Piovella, capo ultrà Curva Inter

Milano, 28 febbraio 2019 - Deve essere applicata la sorveglianza speciale per «pericolosità sociale», anche con «divieto di soggiorno in Lombardia», a Marco Piovella, detto 'il Rosso', ritenuto il capo dei Boys della curva interista e in carcere per rissa aggravata e altri reati per gli scontri del 26 dicembre prima della partita Inter-Napoli in cui ha perso la vita l'ultrà Daniele Belardinelli.

Lo ha chiesto il pm di Milano Francesco De Tommasi nell'udienza davanti alla Sezione misure di prevenzione, presieduta da Fabio Roia, dopo che nelle scorse settimane la stessa Questura di Milano aveva richiesto la sorveglianza speciale per l'ultrà per la durata di 3 anni. I giudici si sono riservati di decidere e lo faranno nei prossimi giorni. In udienza era presente anche Piovella che ha fatto dichiarazioni spontanee per ribadire che lui non è «il capo della curva interista» e non ha «organizzato» il blitz contro gli ultras napoletani. Per l'avvocato Mirko Perlino la richiesta di divieto di soggiorno in Lombardia è «assurda». Per il pm se resta in Lombardia c'è un «rischio di serialità». La richiesta di sorveglianza speciale discussa in udienza è stata addirittura resa più 'dura' dal pm in aula (prima era stato richiesto l'obbligo di soggiorno a Milano), poiché il magistrato ha chiesto appunto che venga applicato il divieto di soggiorno in Lombardia per Piovella, uno dei sei ultras arrestati finora nell'inchiesta sugli scontri e sulla morte di Belardinelli. Per il pm, infatti, quando Piovella tornerà libero, se dovesse rimanere a vivere in Lombardia, c'è il rischio che torni a commettere violenze nell'ambito del mondo ultrà. Lo stesso pm ha evidenziato il suo «ruolo di capo» nell'organizzazione dell'agguato di Santo Stefano, valorizzando le dichiarazioni di Luca Da Ros, anche lui arrestato ma che poi è tornato libero dopo aver collaborato alle indagini chiamando in causa proprio «il Rosso».

«Oggi Piovella ha chiarito molti dubbi», ha spiegato l'avvocato Perlino. «Noi siamo fiduciosi per il rigetto della richiesta - ha aggiunto -. Una richiesta immotivata. Piovella oggi ha spiegato (l'udienza era a porte chiuse, ndr) che non è il capo e non ha organizzato gli episodi violenti». Assurda, per il legale, la richiesta di divieto di soggiorno perché «lui è residente a Milano, la sua attività di lavoro è a Milano». Piovella, assieme ad altri quattro arrestati, ha scelto il processo con rito abbreviato e l'udienza davanti al gup si terrà l'11 marzo. Il giudice dovrà decidere anche sulla richiesta di patteggiamento di Da Ros. Il wuestore nel chiedere la misura di prevenzione aveva sottolineato la «indole violenta e pericolosa», di Piovella, la sua «grave e attuale pericolosità sociale» e il rischio «che possa reiterare analoghi comportamenti pericolosi» con una «progressiva e crescente gravità»

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