Milano, sciopero dei rider. Presidio in stazione Centrale e rabbia: "Non siamo schiavi"

Stop delle consegne: "Per una corsa di 10 chilometri 2.50 euro lordi rischiando la vita, così non si può andare avanti"

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Milano, 15 settembre 2022 - Mohamed, che da quattro anni lavora come rider, mostra i segni lasciati sul braccio da una brutta caduta in scooter, durante una consegna a Segrate. "Rischiamo la vita – spiega – per consegne che vengono pagate sotto i 2,50 euro lordi anche per un tragitto di dieci chilometri. Hanno tagliato le nostre retribuzioni del 40%, ho due figli da mantenere e con queste condizioni è impossibile andare avanti". Mohamed, originario del Pakistan, è uno dei rider che ieri hanno incrociato le braccia e si sono radunati in presidio davanti alla stazione Centrale.

"Con queste paghe noi non lavoriamo", hanno urlato. Una manifestazione spontanea, partita a Milano dalla mobilitazione di un gruppo di fattorini di diverse piattaforme, inquadrati come lavoratori autonomi, contro l’abbassamento delle paghe e il generale peggioramento delle condizioni di lavoro. I manifestanti, un centinaio, hanno esposto in piazza Duca d’Aosta uno striscione con la scritta “riders versus platforms“. Poi sono partiti in bicicletta per azioni di protesta nei principali punti di consegna dei prodotti. "Chiediamo un salario minimo e paghe più alte anche per notturni e festivi – spiega Angelo Avelli, del sindacato Deliverance Milano – durante la pandemia ci chiamavano eroi, mentre ora tutti si sono dimenticati di noi".

Tra le richieste "aumento della paga base e istituzione di un salario minimo orario, rimborso per la manutenzione del mezzo e per la benzina, diritto alla malattia, abolizione del rating e delle ore diamante", durante le quali i rider sono vincolati a prestare servizio. Poi c’è il tema della benzina, con gli aumenti che si scaricano sulle spalle dei fattorini che usano scooter e auto. L’impressione è quella di un costante arretramento sul fronte delle tutele, che vanifica passi avanti nazionali ed europei per fissare regole nella giungla della gig economy.

"Siamo lavoratori, non schiavi – spiegano i rider in presidio, tra cui numerosi pakistani – e vogliamo lottare per i nostri diritti". Intanto da oggi scatta il licenziamento per una cinquantina di rider e impiegati della piattaforma Gorillas, che dopo aver lanciato un anno fa il servizio di consegna della spesa a domicilio ha deciso di ritirarsi dall’Italia. Il tavolo davanti al ministero dello Sviluppo economico si è concluso infatti ieri con un "mancato accordo", quindi con zero incentivi messi sul tavolo dall’azienda. "Con questo passaggio – spiega Mario Grasso, della Uiltucs – sfuma ogni ipotesi di una loro ricollocazione".

 

 

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