Sciopero alla Beretta: "È un lavoro usurante, pesi da spostare e al freddo per 8 ore"

In campo una rappresentanza delle 38 dipendenti esternalizzate. Da maggio sono passate dalla vecchia cooperativa alla Mpm spa. Appalto nuovo, problemi vecchi: "Lo denunciamo a gran voce"

Salumificio Beretta: sciopero e manifestazione sotto egida Slai Cobas davanti all’Ats

Salumificio Beretta: sciopero e manifestazione sotto egida Slai Cobas davanti all’Ats

Trezzo sull'Adda (Milano) - Otto ore di lavoro faticoso e ripetitivo al freddo, ritmi insostenibili, contratti "avvilenti" e salari bassi, incertezze sul futuro e "un clima in azienda che diventa sempre più pesante". Appalto nuovo, problemi vecchi e se possibile peggiori: sciopero e manifestazione sotto egida Slai Cobas, ieri mattina, davanti alla sede Ats di via Gorizia, per una rappresentanza delle 38 operaie "in appalto" del salumificio Fratelli Beretta. Dallo scorso maggio sono passate in carico dalla vecchia cooperativa (uno degli appalti per cui l’azienda finì sotto la lente della Guardia di Finanza di Lecco nel 2022 e subì un sequestro da 4 milioni di euro, indagine ancora in corso) a un nuovo soggetto, Mpm spa. Ma i loro problemi non si sono mai risolti. Non è un caso che sia stato scelto, come sede del presidio, il piazzale esterno dell’Azienda sanitaria. L’aspetto salute è assolutamente centrale nelle rivendicazioni del sindacato, che ha presentato un nuovo esposto: "Qui ci sono operaie che lavorano da molti anni, che hanno problemi su problemi, in alcuni casi patologie lavoro correlate certificate e piuttosto importanti, prendono stipendi inadeguati e si vedono peraltro “superate” nelle assunzioni senza apparente criterio.

Una situazione che non deve rimanere nel silenzio". Ritrovo a mezzogiorno, dunque, per Sergio Caprini, referente Slai Cobas, e per una quindicina delle 38 addette alle linee di confezionamento, dove si corre per otto ore al giorno (oggi su due turni) per controllo automatizzato, etichettature, confezionamento e carico bancali dei salumi. La situazione contratti il tema con la t maiuscola. In azienda lavorano 200 addetti circa: le operaie in appalto, assunti Beretta, interinali forniti da una società ad hoc, "una eterogeneità di situazioni che produce ingiustizie - così Caprini - . Tutte le donne qui presenti oggi, e anche le assenti, meriterebbero una stabilizzazione con i crismi dovuti. E non di lavorare in queste condizioni a stipendi, oggi poco più di mille euro al mese portati a casa su vertenza. L’appalto non ha più alcun senso, lo denunciamo a gran voce". Con le colleghe la rsu Selvana Luci. "Il nostro è un lavoro usurante. Implica attenzione e movimenti ripetitivi: molte di noi hanno problemi di schiena, di gambe, di braccia, tunnel carpale e altre patologie correlate. Ci sono pesi importanti da spostare. E il freddo. Si lavora a 4 gradi per otto ore al giorno".

I timori per il futuro: "Nell’ultimo periodo ci parlano di un calo di commesse. Non abbiamo certezza di cosa accadrà". I riposi e le relazioni: "Spesso un riposo “forzato” viene comunicato all’ultimo. In passato quantomeno si comunicava di più". E di coop, le operaie, ne hanno “passate” parecchie. Uno svantaggio di partenza: "Prendono anche 300, 400 euro in meno". Le istanze: "Basta appalti in azienda. Ritmi produttivi più umani. E la salute. Le denunce degli anni scorsi devono diventare strumento per cambiare, davvero, la condizione di queste lavoratrici".

 

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