Scena muta per voce e chitarra: l'Ultimo concerto di Diodato è un Sos per i live club

Flashmob in diretta streaming al posto dell'attesa esibizione: "Non lasciate morire i locali sbarrati ormai da un anno"

Diodato

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Trezzo sull'Adda (Milano) - Gli artisti nei locali, il lavoro dei fonici, dei tecnici delle luci e dei montatori, il palco pronto, le luci accese, tutto pronto per l’“Ultimo concerto”, live band e rockstar in diretta streaming su 130 palchi italiani. Poi, invece, il silenzio. "Lo stesso cui il nostro settore è costretto dal 27 febbraio dell’anno scorso". Conclusione a sorpresa per “Ultimoconcerto”, la campagna di sensibilizzazione dei live music club italiani chiusi per emergenza Covid da un anno, e oggi come sempre negli ultimi mesi in attesa "di un segnale che faccia sperare".

Fra gli altri, e fra i promotori, il Live Club di Trezzo sull’Adda, dove il gran protagonista dell’“ultimo concerto” doveva essere Diodato, trionfatore dell’ultimo Festival di Sanremo. E lo è stato. Ma l’annunciato concerto è stato un flash mob: muto, malinconico, un “pugno nello stomaco”. I tanti fan di Diodato che l’altra sera si sono collegati in streaming per assistere al concerto (gli organizzatori avevano lanciato appelli: "Eventi a porte chiuse, non presentatevi ai locali") hanno trovato, come i fan delle star annunciate sugli altri palchi italiani (dallo Stato Sociale a Caparezza, dai Lacuna Coil a Ligabue ai Subsonica) un video: gli interni del Live Club, lo staff impegnato nell’allestimento del palco, le prove di luci e suoni, chiacchiere e risate in sottofondo, Diodato seduto nel camerino, solo e pensieroso, a provare qualche brano con la chitarra. Infine il rituale "ci siamo", l’applauso virtuale, nel club deserto, dei tanti fan in attesa, e l’immagine finale, quella dell’artista in piedi, in silenzio, con una chitarra muta.

A tutti i fan un messaggio: "Vi aspettavate un concerto, vi siete trovati davanti un muro di silenzio. Non vi abbiamo preso in giro. E i vostri artisti non hanno voluto farvi un brutto scherzo. Abbiamo voluto trasmettervi un messaggio. Farvi capire la situazione in cui ci troviamo da un anno. Vi chiediamo tutto il supporto e la comprensione di cui abbiamo bisogno". E così Diodato, sulla sua pagina: "Senza i live club italiani probabilmente oggi farei altro. È lì che sono cresciuto, maturato, è lì che ho incontrato il mio pubblico. Lasciarli morire equivale non solo a far perdere il lavoro migliaia di persone, ma anche a a far perdere linfa alla società, a noi e alle nostre anime".

 

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