Farini e San Cristoforo: "Il verde sarà un 'condizionatore' della città"

L’architetto Russi (Laboratorio Permanente): gli scali? La più grande occasione per la metropoli

Il futuro degli scali ferroviari

Il futuro degli scali ferroviari

Milano, 17 novembre 2019 - «La trasformazione degli ex scali è la più grande occasione che Milano ha in questo momento». Ne è convinto l’architetto Nicola Russi, cofondatore di Laboratorio Permanente, lo studio milanese che con il partner Ippolito Pestellini Laparelli dello studio olandese Oma, si è aggiudicato lo scorso aprile il concorso internazionale per gli scali Farini e San Cristoforo. La proposta denominata «Agenti Climatici» ha sbaragliato la concorrenza degli altri quattro finalisti ed è stata aggiornata a luglio, dopo la fase di consultazione pubblica. Un progetto urbanistico che è «l’unico in Italia e forse nel mondo costruito attorno al rapporto fra città e cambiamenti climatici» rivendica Russi che è anche professore al Politecnico di Torino.

Da dove siete partiti? «Da una domanda. La rigenerazione degli scali ferroviari Farini e San Cristoforo sarà una delle più grandi operazioni urbanistiche d’Europa. Ci siamo chiesti se una trasformazione di questo tipo potesse contribuire ad affrontare il problema del “climate change”».

La risposta? «Sì. Costruendo una “muraglia” verde nello scalo Farini che produrrà un sistema naturale di condizionamento per la città e un’oasi naturalistica a San Cristoforo».

Parliamo di Farini. «L’idea è associare a un super parco un quartiere “normale”. Il 65% della superficie sarà destinato a verde o a spazi pubblici, come le piazze per bambini, il mercato e lo sport. Il grande parco lineare che si sviluppa lungo i binari sarà una sorta di “condizionatore” della città, in grado di raffreddare i venti caldi provenienti da sud ovest nelle stagioni più calde, ridurre l’isola di calore e depurare l’aria delle particelle più tossiche. La nuova Accademia di Brera darà la misura al quartiere costruito intorno».

Nel masterplan si calcola che arriveranno 2.200 appartamenti e circa mille saranno di edilizia residenziale sociale. Come sarà questo quartiere? «Normale, per i cittadini della società civile. Non ci sarà un parco con solo grattacieli intorno: non si è mai visto un progetto di housing sociale in una torre di 50 piani. Non sarà dunque come CityLife o Porta Nuova. Abbiamo anche deciso di conservare gli edifici ferroviari. Il nostro suggerimento è mixare funzioni tra di loro: uffici, case, negozi, laboratori artigianali devono coesistere per accrescere la vitalità del luogo e favorirne la pedonalità».

E San Cristoforo come sarà? «Non è prevista una funzione residenziale, sarà un’oasi ecologica a disposizione della collettività. A San Cristoforo nascerà una grande vasca di depurazione delle acque. La nostra speranza è che una parte sia balneabile perché lì sorga la prima natural pool pubblica a Milano. Una piscina all’aperto, per intenderci, che utilizza i processi naturali di depurazione delle acque».

Quali potrebbero essere i tempi per la rigenerazione? «Dipenderà non solo dai proprietari delle aree ma dal mercato. L’operazione - vista la dimensione della superficie - dovrà procedere gradualmente. L’offerta residenziale deve essere costruita in relazione alla domanda. Quello che potrebbe partire da subito è la forestazione intensiva per assorbire l’inquinamento del suolo».  

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