di Massimiliano Mingoia L’ultimatum scatta poco dopo le 11 da Palazzo Marino: o il maestro Valery Gergiev, sostenitore di Vladimir Putin, prenderà le distanze dall’invasione russa dell’Ucraina o dovrà rinunciare a dirigere “La dama di picche’’, opera di Cajkovskij, al Teatro alla Scala. Poche ore dopo le prime bombe sganciate dalla Federazione russa sul territorio ucraino, il Comune prende una prima netta posizione contro lo Stato presieduto da Putin. L’aut aut lo detta il sindaco Giuseppe Sala in apertura del confronto con l’ex rivale alle Comunali Luca Bernardo in Sala Alessi. Il primo cittadino sottolinea che non basta fare dichiarazioni a sostegno dell’Ucraina e aggiunge che bisogna dare anche altri segnali: "Lo deve fare la politica, la diplomazia, il mondo dell’economia. Lo dobbiamo fare anche noi. Ecco il nostro piccolo segno per manifestare il fatto di voler prontamente rendersi conto di ciò che sta succedendo. In questo momento alla Scala abbiamo “La Dama di picche’’, che è diretta dal maestro Valery Gergiev, di cui rispetto il tenore culturale ma che ha più volte dichiarato la sua vicinanza a Putin. Ora, d’accordo con il sovrintendente della Scala Dominique Meyer, ndr), gli stiamo chiedendo di prendere una posizione precisa contro l’invasione. Nel caso in cui non lo facesse, saremo costretti a rinunciare alla collaborazione. È chiaro che la cultura può andare su altri piani, ma di fronte a situazioni così chiare, bisogna intervenire". Più precisamente, la Scala ha inviato a Gergiev – che ha debuttato mercoledì sera al Piermarini, contestato prima dell’inizio (con qualche sporadico "buu" e un "vattene" gridato dal loggione) e salutato alla fine con nove minuti di applausi – un messaggio in cui gli chiede di fare una dichiarazione in cui auspica in una soluzione pacifica. Se non lo farà, non sarà lui a dirigere le prossime rappresentazioni della “Dama di picche’’, ...
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