Scala, fumata grigia sull’accordo

Riunione interlocutoria Meyer-sindacati. Resta lo stato di agitazione, sì all’intesa sul premio di produzione

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di Nicola Palma

Fumata grigia alla Scala. L’accordo non c’è ancora, ma l’incontro di ieri mattina tra il sovrintendente Dominique Meyer e i delegati sindacali di via Filodrammatici è servito per pianificare una serie di riunioni sui temi che hanno spinto sulle barricate Cgil, Cisl, Fials e Uil; e soprattutto sembra che dal vertice sia uscita una sostanziale intesa sul pagamento del premio di produzione, "bloccato" a fine aprile dalle perplessità sollevate in Cda dai revisori dei conti. Resta il fatto che le quattro sigle non hanno revocato lo stato di agitazione (né il blocco delle prestazioni supplementari e straordinarie) e che la prossima settimana ci sarà un confronto in assemblea con i lavoratori: da quelle riunioni si capirà se e come andrà avanti la mobilitazione, anche se la sensazione è che il percorso iniziato nelle scorse ore possa portare a una definitiva schiarita nel rapporto tra la direzione e il personale del teatro.

Secondo quanto risulta al Giorno, il management ha presentato ai sindacati conti in regola anche per il 2022, con buone prospettive per la stagione in corso. Per quanto riguarda il premio, tutto passerà da un nuovo patto tra le parti, che dovrà tener conto delle condizioni straordinarie del 2021 (con la Scala sì aperta ma quasi sempre con una capienza ridotta) e dell’impossibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati in epoca pre-pandemia, pur a fronte dell’impegno dimostrato da artisti e maestrenze di via Filodrammatici. Detto questo, rimane la questione del dialogo costante da instaurare e mantenere, che è poi quella che ha portato i delegati a chiedere una svolta a Meyer con la dura nota diramata il primo maggio. "La strada intrapresa dalla direzione – l’accusa – sembra più orientata alla disintermediazione sindacale, privilegiando il rapporto diretto con i singoli secondo una concezione paternalistica e talvolta autoritaria che riporterebbe indietro il teatro di decenni. Un rapporto basato su premi unilaterali e superminimi, come su criteri di reclutamento del personale poco egualitario che non tengono conto di un trasparente utilizzo del job posting e che accentuano, invece, la tendenza all’emarginazione di quei dipendenti anagraficamente e lavorativamente più anziani, scelte non condivisibili o accettabili". Il faccia a faccia di ieri è stato convocato proprio per affrontare questi nodi e provare a scioglierli pianificando incontri costanti sulla situazione nei vari reparti del Piermarini.

Ovviamente, sullo sfondo resta la vera partita che si giocherà nei prossimi mesi: il rinnovo del contratto unico garantito dall’autonomia gestionale, congelato nel 2020 dopo l’inizio dell’emergenza Covid. Bisognerà ad esempio parlare delle trasmissioni in streaming, così come si discuterà della figura degli intermittenti, che sta da sempre a cuore al delegato Slc-Cgil Paolo Puglisi e che potrebbe essere superata con l’internalizzazione di coloro che da tempo prestano servizio al Piermarini. Si vedrà. Intanto, pare che pure le frizioni tra i danzatori e il direttore del Corpo di ballo Manuel Legris siano rientrate dopo un confronto in videoconferenza.

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