Nuovo San Siro, crescono i "no" del Pd: "Stop a un impianto elitario"

Lunedì 15 luglio vertice in commissione prima della discussione in consiglio comunale

San Siro

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Milano, 13 luglio 2019 - Nuovo San Siro, crescono i dubbi nel Partito democratico. Mercoledì, a progetto appena presentato da Milan e Inter, il primo consigliere comunale a uscire allo scoperto è stato il presidente della commissione Mobilità e Ambiente, Carlo Monguzzi, con un secco no: «Un nuovo stadio vuol dire consumo di suolo e di nuovi materiali e, nell’eventualità di demolizione del vecchio stadio, un’enorme quantità di detriti da smaltire. Non ce lo possiamo più permettere». E ieri hanno espresso forti perplessità sulla realizzazione del nuovo stadio, sulla demolizione del vecchio Meazza e sulla realizzazione di un centro commerciale e di tre palazzi per uffici e hotel nell’area dell’attuale impianto – un investimento complessivo di 1,2 miliardi di euro – altri due consiglieri dem, Angelo Turco e Alessandro Giungi.

Prima di illustrare le loro posizioni sul tema, però, occorre aprire una parentesi. Dopo la bocciatura secca del progetto da parte di Milano progressista, un altro gruppo di maggioranza, che con Natascia Tosoni ha detto «no alla speculazione edilizia» progettata dalle società rossonera e nerazzurra, il Pd si trova a dover prendere una posizione unitaria sul futuro di San Siro, una posizione che ancora non c’è. Non a caso il capogruppo democratico Filippo Barberis ha convocato una riunione di gruppo sul tema stadio per lunedì pomeriggio prima della seduta del Consiglio comunale.

Chiusa parentesi. La posizione del dem Turco su San Siro è articolata. Il presidente della commissione Cultura di Palazzo Marino premette che «il dossier presentato dalle due società è corposo e necessita di approfondimenti», ma aggiunge: «Ho due idee sulle quali difficilmente cambierò opinione». La prima: «Attualmente il Meazza ha oltre 80 mila posti. Un nuovo impianto da 60 mila sarebbe assolutamente troppo poco capiente e avrebbe come unica conseguenza una fortissima lievitazione dei prezzi di biglietti e abbonamenti. Il calcio deve rimanere popolare, non deve diventare elitario».

Sui 60mila posti del nuovo stadio, peraltro, 12 mila sarebbero riservati agli sky box, con prezzi fuori portata per i meno abbienti. La seconda idea di Turco: «Penso che la proprietà dell’impianto debba rimanere pubblica». Un altro consigliere Pd, Giungi, commenta: «Ben difficilmente voterò a favore di quanto proposto dalle società calcistiche milanesi. L’importanza storica, culturale, sportiva e architettonica dello stadio di San Siro, infatti, lo rendono un patrimonio indisponibile della nostra città, al pari, ad esempio, dell’Arena civica. Inoltre il notevole aumento dei volumi non può essere ignorata. Inoltre, pare di capire che l’intervento proposto preveda un notevole aumento dei volumi di costruzione, circostanza che in ottica ambientale non può essere ignorata».

Sul caso San Siro, infine, ieri mattina è tornato il sindaco Giuseppe Sala, ribadendo che «l’abbattimento di San Siro non mi entusiasma, il Meazza è una parte della storia di Milano. Ma se le squadre vogliono andare necessariamente verso un nuovo impianto e io faccio resistenza il rischio è che vadano da un’altra parte e quindi devo ascoltare. È chiaro che è un tema che dividerà e su cui non vorrei dare spazio a speculazioni politiche. Quindi sarà meglio che ne discuta il Consiglio comunale».

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