San Siro, la Corte dei Conti sferza il Comune

L’affondo dei giudici contabili: ritardi nei controlli sui lavori a scomputo realizzati dai club e mancanza di trasparenza nella gestione

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di Massimiliano Mingoia e Nicola Palma

La sezione lombarda della Corte dei Conti bacchetta il Comune sulle mancate verifiche degli interventi di riqualificazione dello stadio di San Siro effettuati a scomputo della quota di canone dovuta all’amministrazione da M-I Stadio, la società controllata da Milan e Inter che gestisce il Meazza.

Nella deliberazione approvata in Camera di Consiglio il 5 maggio, i magistrati contabili analizzano i rapporti tra Palazzo Marino (proprietario dello stadio) e i club calcistici che lo gestiscono, osservano che all’amministrazione comunale spettano ogni anno 9,3 milioni di euro come canone di locazione dell’impianto e aggiungono che una parte del canone viene riscossa dal Comune "sotto forma di interventi di manutenzione straordinaria o di innovazioni" realizzati da M-I Stadio, secondo quanto previsto dalla convenzione che regola i rapporti tra proprietario e concessionario dello stadio. I residui attivi del Comune relativi a crediti che dovranno essere soddisfatti a scomputo ammontano a 71,1 milioni di euro, si legge nell’atto.

I lavori a cui si riferisce il provvedimento riguardano, ad esempio, l’ammodernamento della Scala del calcio in vista della finale di Champions League del 2016 tra Real Madrid e Atletico Madrid e le rizollature del campo di gioco. Elementi sui quali la Corte dei Conti evidenzia che "ancora all’inizio del 2022 risultano non completate le operazioni per la verifica delle opere realizzate nel decennio compreso fra l’1.7.2010 e il 30.6.2020. Tale ritardo rispetto alla data entro cui avrebbe dovuto essere regolata la rata e cioè il 30 settembre 2020, seppure giustificato dall’ente con riferimento alla situazione pandemica, incide, peraltro, su una tempistica ulteriormente dilatata dalle modifiche apportate nel tempo al testo originario della convenzione che, inizialmente, prevedeva la regolazione quinquennale degli interventi a scomputo".

Non solo. I magistrati contabili, sempre sul caso San Siro, sottolineano che "dall’illustrazione delle modifiche che hanno riguardato a più riprese la concessione (tra Comune e club, ndr) emerge la progressiva alterazione del rapporto tra canone di concessione e corrispettivo a scomputo, con il conseguente spostamento su quest’ultimo e, dunque, in ultima analisi, sull’ente pubblico, di oneri che, secondo l’accordo iniziale, avrebbero dovuto restare a carico del concessionario. Va soggiunto che l’eccessiva dilatazione dei tempi previsti per la verifica degli elementi da portare a scomputo dal canone risulta difficilmente compatibile con la cadenza temporale del ciclo di bilancio e con l’esigenza di assicurare trasparenza e buon andamento alla gestione intrapresa".

La Corte dei Conti fornisce anche un’analisi in chiaroscuro della capacità comunale di incassare le multe al Codice della strada: "Dopo il leggero decremento del 2019 (47,66% vs. 48,92% del 2018), nel 2020 registra il valore più alto del quinquennio osservato (54,32%). Tuttavia, detto miglioramento non coincide con un incremento del valore assoluto degli incassi (che, infatti, scendono da 117.191.889,86 euro del 2019 a 81.124.861,44 euro del 2020)".

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