San Siro, dibattito pubblico tra le polemiche

Presentata la proposta delle squadre ma le domande lasciate solo alla fine scatenano i malumori: "Ci aspettavamo un confronto"

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Settecento persone collegate da remoto e 130 presenti fisicamente nella Sala Alessi di Palazzo Marino, la platea che ha partecipato al primo incontro del dibattito pubblico sulla realizzazione del nuovo stadio di Inter e Milan e sulla riqualificazione dell’area di San Siro. Coordinati da Andrea Pillon hanno preso la parola assessori (Romani e Tancredi), i portavoce del club (Giuseppe Bonomi, advisor del Milan, e Mark Van Huuksloot, Chief operating officer Inter), componenti del gruppo di progettazione per illustrare il piano che come spiegato nei giorni scorsi non prevede più “La Cattedrale“ di Populous inizialmente scelta da Inter e Milan ma uno stadio arrotondato, più simile ad altri. Ripercorso anche tutto l’iter della proposta, dal 2018 a oggi. Domande solo alla fine dell’incontro, scelta che ha innescato polemiche ("ma non doveva essere un momento di confronto dedicato ai cittadini?". Anche se "tutte le osservazioni, anche quelle scritte – ha sottolineato Pillon –, confluiranno nei “quaderni degli attori“". Le domande hanno riguardato in particolare il rapporto tra il progetto e il dibattito pubblico e anche la capienza del futuro stadio. Obiettivo è raccogliere tutte le osservazioni e le proposte che potranno integrare o modificare il piano.

Davanti all’ultimo rendering, Giuseppe Bonomi ha parlato di "ipotesi emozionale, funzioni che non hanno ancora valenza architettonica". "Nella nostra proposta, lo stadio è il caposaldo di un vero e proprio piano di rigenerazione urbana. Il progetto ambizioso è costruire una cittadella dello sport e anche sanare una ferita territoriale, con un investimento totalmente privato su un’area pubblica".

"Il nostro progetto prevede uno stadio di 60-65 mila posti. Quello che cercheremo di fare è di riempire lo stadio ad ogni partita, cosa che in questo momento non succede", ha evidenziato Mark Van Huuksloot. "Abbiamo adesso delle vendite e un’occupazione che è sotto i 65mila posti e in più vogliamo aumentare il livello del corporate ospitality. Ma vogliamo anche evitare aumenti di prezzi per il pubblico".

E il Meazza? Con il nuovo stadio, sparirà. Qualche ora prima del dibattito, il sindaco Sala aveva evidenziato che "la discussione serve perché ognuno esprima la propria idea ma serve anche per mettere in chiaro il progetto. Non è chiaro a tutti ad esempio che per avere il nuovo stadio bisogna rinunciare a San Siro". Interpellato in merito, all’uscita dell’assemblea della serie A a Milano, l’amministratore delegato del Monza Adriano Galliani ha risposto che "tutta l’Europa e il mondo hanno stadi bellissimi. Quello di Milano, purtroppo, non si può più ristrutturare. È come una torta a tre piani: dagli Sky box, ad esempio, vedi solo un pezzo di campo. E poi, mentre lo ristrutturi, come fai a fare giocare Milan e Inter?".

In sala Alessi, applauso per il capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale Carlo Monguzzi: "Il dibattito pubblico è una farsa, due ore e dieci relazioni. Poi domande tecniche anonime con lunghe risposte. Una normale e noiosissima lezione universitaria, non un dibattito, non un vero confronto". Presenti anche i rappresentati dei comitati in difesa del Meazza e i promotori dei referendum per salvarlo. Come Andrea Bonessa: "Serve verità su chi ci guadagnerà da questa operazione e su quali sono le volumetrie reali dell’operazione".

 

 

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