Milano, il sindaco Sala: il futuro di San Siro? Sport e negozi

Il sindaco chiede "uno sforzo serio" ai club per il riutilizzo dello stadio: "Sì a un’arena ridotta per calcio femminile e spazi commerciali"

Stadio San Siro

Stadio San Siro

Milano, 31 ottobre 2019 - Pressing rossonerazzurro e contropiede comunale sul progetto del nuovo stadio di San Siro. Milan e Inter martedì, dopo i 16 paletti fissati dal Consiglio comunale lunedì pomeriggio, sono partiti in pressiong sul Comune per sapere quale limite delle volumetrie e quale rifunzionalizzazione del Meazza abbiano in mente a Palazzo Marino. E il sindaco Giuseppe Sala ieri ha utilizzato una classica «ripartenza» all’italiana per replicare ai club: «Quello che chiedo alle società è uno sforzo serio per cercare di trovare una nuova vita a San Siro». Attenzione alle parole: «sforzo serio» significa che il primo cittadino non si accontenterà che i vertici di Milan e Inter facciano finta di lavorare al riutilizzo del Meazza ma in realtà abbiano come unico obiettivo la demolizione totale della “Scala del calcio’’ per lasciar spazio a centri commerciali e grattacieli per hotel e uffici, già inseriti nei rendering degli studi di architettura Populous e Manica-Sportium, a fianco del nuovo stadio posizionato nell’attuale parcheggio di San Siro. No, Sala, anche alla luce dell’ordine del giorno approvato dalla maggioranza di centrosinistra in Consiglio comunale, pretende un lavoro serio dei club sulla «rifunzionalizzazione», anche se ammette che «non è detto che si possa fare, ma io me lo auguro».

La situazione che il sindaco vorrebbe scongiurare è che il Comune rimanga con il cerino in mano, dopo un eventuale «no» di Milan e Inter sul riutilizzo del Meazza: «Vogliamo evitare che si arrivi a quella situazione. Noi riteniamo che le possibili soluzioni ci siano, ma bisogna lavorare insieme». Sala ha in mente una soluzione che conservi, almeno in parte, la vocazione sportiva del Meazza, lasciando comunque spazio alle attività commerciali: «Probabilmente quella migliore è una soluzione mista: spazi commerciali e, visto che il calcio non è solo quello della Serie A ma ci sono il calcio femminile e le squa dre giovanili, un’arena ridotta (nella capienza, ndr ), che potrebbe essere utile per la città. Il problema è capire se dal punto di vista finanziario sia una soluzione fattibile».

Manca ancora un passaggio formale, però, prima della partenza della trattativa tra Comune e club: l’approvazione della delibera che riconosca l’«interesse pubblico» del progetto rossonerazzurro, pur con i «se» e i «ma» indicati dal Consiglio. Oltre alla «ri-funzionalizzazione» dello stadio, Sala sottolinea che c’è un secondo nodo da sciogliere con le due società: «La riduzione delle volumetrie, perché così sono troppe». L’attuale Piano di Milan e Inter porterebbe l’indice volumetrico nell’area di San Siro dall’attuale 0,35 a 0,63, quasi il doppio. Due paletti , quelli del futuro del Meazza e delle volumetrie, su cui i club, invocano risposte «per rispettare i tempi prospettati nella Proposta». Milan e Inter vorrebbero aprire i cantieri entro il 2020 e realizzare il nuovo impianto entro il 2023. Servirebbero poi altri tre anni per realizzare il distretto multifunzionale. «Capisco che le società abbiano fretta, ma anche noi l’abbiamo – replica il primo cittadino –. Non è mai bene per la politica lasciare aperta una questione importante, ma non l’unica per la città». La trattativa non sarà semplice. Se il Meazza non venisse abbattuto, come indicato dalla Sovrintendenza e proposto dal Politecnico, il Piano delle società dovrebbe essere radicalmente modificato. «Non c’è una chiusura dell’amministrazione comunale sul nuovo stadio – chiosa Sala –. Ma siccome non si parla solo di un nuovo impianto, ma anche di centri commerciali, hotel e uffici, bisogna trovare un punto di equilibrio tra gli interessi di chi investe e gli interessi del Comune».  

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