San Siro gratis per 32 anni, il Comune bacchetta i club

Milan e Inter propongono di pagare il diritto di superficie solo dal 33° annoIl Pd: idea da rivedere, lunedì odg in Consiglio. I residenti: vincolo sul Meazza

Da sinistra l’ad dell’Inter Alessandro Antonello e il presidente del Milan Paolo Scaroni

Da sinistra l’ad dell’Inter Alessandro Antonello e il presidente del Milan Paolo Scaroni

Milano, 24 ottobre 2019 - Trentadue anni senza versare un euro al Comune. È questa una parte della proposta economica di Milan e Inter a Palazzo Marino per ottenere l’area di San Siro in diritto di superficie per 90 anni in cambio di un investimento da 1,2 miliardi di euro finalizzato alla costruzione del nuovo stadio e del distretto multifunzionale. Una proposta che fa discutere il Consiglio comunale e potrebbe essere riveduta e corretta da uno dei paletti contenuti nell’ordine del giorno che la maggioranza di centrosinistra presenterà lunedì in aula per dare il via libera all’«interesse pubblico» al progetto rossonerazzurro, ma solo a determinate condizioni.

L’accordo economico è uno dei paletti che saranno fissati nell’odg. «Milan e Inter non possono pensare di guadagnare dal futuro stadio tre volte tanto rispetto a oggi e dare in cambio al Comune la metà del canone d’affitto che attualmente versano, oltretutto al 33° anno di concessione – afferma il capogruppo del Pd, Filippo Barberis –. È un punto di cui discuteremo nel Consiglio di lunedì: servirà una trattativa con i club». In effetti, da quanto si legge nella determina comunale firmata dall’architetto Giancarlo Tancredi che sintetizza i lavori della Conferenza dei servizi, la proposta dei club è di pagare il diritto di superficie dell’area di San Siro solo dal 33° anno in poi 5,31 milioni di euro all’anno, nell’arco di 60 anni, per un totale di 478 milioni. Un canone che è quasi la metà di quello versato ora da Milan e Inter al Comune per l’affitto del Meazza: 9,9 milioni di euro all’anno.

Paletto economico, ma non solo. La condizione fondamentale che la maggioranza è pronta a indicare nell’odg riguarda il «no» alla demolizione del Meazza prevista nel progetto dei club e il «sì» al riutilizzo-riconversione dell’attuale stadio con altre funzioni. All’abbattimento della Scala del calcio si oppongono, nell’ordine: la Sovrintendenza, che ritiene l’attuale stadio “un’icona dello sport calcistico a livello internazionale”, i tecnici del Comune come Tancredi, il Politecnico e i comitati cittadini del «no» al nuovo impianto.

I boatos di Palazzo Marino raccontano che tra le proposte per il riutilizzo del Meazza ce n’è una che prevederebbe la sopraelevazione del campo da calcio all’altezza del secondo anello per creare nella parte sottostante negozi e altri tipi di servizi per i tifosi, cioè una parte del distretto multifunzionale di cui parla il progetto di Milan e Inter. Qualunque sia il progetto finale di riutilizzo, il coro in Comune è «il Meazza non si butta giù». A difendere il vecchio stadio, come accennato sopra, ci pensano anche i residenti del quartiere: Silvana Gabusi, portavoce dell’associazione Gruppo Verde San Siro, annuncia durante la commissione che i gli abitanti di San Siro contrari alla costruzione del nuovo stadio sono pronti a «chiedere al ministero dei Beni Culturali un vincolo paesaggistico sulla Scala del calcio, che il mondo ci invidia».  

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