Salvate Veronika: missione compiuta

È arrivata a Bussero la bimba che a metà marzo era rimasta nell’orfanatrofio di Zaporizhzhia perché malata

Migration

di Monica Autunno

Fino alle porte dell’Ucraina e ritorno in auto, volontari della parrocchia e pediatra in missione per “recuperare” Veronika. La piccola orfana, nemmeno due anni, avrebbe dovuto essere sul pullman che, il 14 marzo scorso, portò a Cassina de Pecchi 34 bambini e ragazzi dell’orfanatrofio ucraino di Zaporizhzhia, località a 60 chilometri da Mariupol. I bambini, arrivati a Cassina de Pecchi, erano stati poi distribuiti in sei centri e parrocchie della zona. Lei, però, su quel pullman non aveva potuto salire: al momento della partenza, l’8 marzo, aveva la varicella e la febbre alta. A Bussero, dove la parrocchia ‘casa’ di don Achille Fumagalli ospita nove dei bambini fra cui la bellezza di sei fratellini della piccola, un tormento: "Non possiamo lasciarla lì". L’avventura si è consumata a ridosso di Pasqua. Ora Veronika è a Bussero, con i fratellini, gli amici, i tanti volontari e la tutrice Irina. "Riabbracciarla è stata un’emozione indescrivibile".

Protagonisti del lungo viaggio per riprendere la bambina la stessa Irina, che in Italia è arrivata con i bimbi affidati alla sua tutela legale e con la sua stessa figlia, e i volontari della parrocchia Antonio De Vincenzo e Anna Taveggia. Quest’ultima, peraltro, è la pediatra del paese. "Le prime giornate dopo l’arrivo dei bambini – racconta Anna – erano state ovviamente molto convulse. Ma quasi subito abbiamo appreso da Irina che, nel partire, avevano dovuto lasciare in orfanatrofio Veronika, malata in quei giorni. E tutti, da lei ai bambini, soffrivano enormemente per questo. C’era anche paura: quell’area già allora era molto instabile, pericolosa. Abbiamo detto, ‘beh, andiamo a prenderla’". Pochi giorni, ed ecco la decisione di partire.

"Avevamo preso accordi perché la piccola fosse portata a Leopoli e di lì al confine con la Polonia". La partenza un venerdì sera, davanti 1.500 chilometri da macinare. Irina nel gruppo "perché – spiega la dottoressa – altrimenti avremmo potuto avere problemi. I controlli per l’espatrio dei minori sono rigorosissimi, sicuramente un bene. Ma rischiavamo di fallire". Contrattempi: "A Vienna ci si è rotta l’auto. Ore di panico. Ma siamo riusciti a ripartire".

Alla frontiera, nei pressi di Krakovets, altre ore di angoscia. "Quello che abbiamo visto ci ha cambiato per sempre. Migliaia di persone, in cui era, è, possibile riconoscerci". Un mare umano. Di Veronika ancora nessuna traccia. L’ultimo ostacolo. "Era stata trattenuta in Ucraina, al di là del confine. Qualcuno era disposto ad accompagnarla da noi, ma le autorità non lo consentivano. L’ultima missione l’ha compiuta Irina, a bordo di un mezzo militare. Quando è tornata con la piccola abbiamo provato un’emozione difficile da raccontare".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro