Saldi, falsa partenza in Martesana "Siamo a rischio di finire in rosso"

Le 2.600 vetrine della zona provano a resistere. Confcommercio fa un bilancio. della prima settimana di sconti

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Falsa partenza per i saldi nell’Adda-Martesana. Gli affari languono, "la crisi sanitaria rischia di farci finire un’altra volta in rosso", tutta l’area paga l’avanzata di Omicron, "abbigliamento e calzature i più colpiti, ma anche i servizi alla persona". Le 2.600 vetrine della zona provano a resistere, tengono gli alimentari, in picchiata "tutto ciò che si può rimandare". Confcommercio traccia il bilancio della prima settimana di sconti sul territorio e non sono tutte rose. Anzi. "Siamo al di sotto delle aspettative – dice Lorenzo Tedesco, presidente della delegazione di Cernusco, titolare di una salumeria in centro – rispetto a oggi il 2019 era l’Eldorado e non lo sapevamo. Da noi il tessuto regge perché il salotto cittadino è un centro commerciale all’aperto, un gioiellino ancora ambito, ma nei paesi che non possono contare su una cornice entrata ormai nell’immaginario della zona, sono dolori. Nonostante questo, anche qui si fa fatica".

"È presto per fare una stima delle perdite, le potenzialità ci sono, ma le incertezze causate dal virus frenano lo shopping – conferma Giuseppe Legnani, presidente dell’Adda Milanese, 500 negozi da Trezzo a Inzago, la sua famiglia vende mobili a Cassano dal 1951 -. Se non ci fosse il vaccino saremmo nella stessa situazione di un anno fa. A fare la differenza è proprio la barriera fra noi e l’infezione che ci fa sperare in un vero ritorno alla normalità anche negli affari". "La paura fa novanta – sottolinea Fabrizio Gironi, a capo del mandamento di Sesto, un panzer da 1.500 attività comprese le altre città che annovera, Cologno, Cinisello e Vimodrone –. Alle difficoltà di cassetto si sommano quelle organizzative fra assenze del personale e quarantene con le quali dobbiamo fare i conti quotidianamente e non è facile. L’organico in media ogni giorno è ridotto del 20%, nella mia ottica significa che mancano 2 persone su 9". "Il nostro lavoro è un complicato mix di necessità e voluttà, - aggiunge - si compra anche per gratificarsi, per concedersi un piccolo lusso e con i timori legati alla crisi sanitaria questa fetta si riduce drasticamente. Le famiglie rimandano gli acquisti che non rispondono al criterio della necessità. Il nostro cliente viene dalla classe media che ormai vive sulle montagne russe e dopo anni difficili adesso deve fare i conti con gli ammortizzatori sociali e il terrore di perdere il lavoro. È ovvio che abbia poca voglia di spendere".

Bar.Cal.

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