Caso Expo, Sala: "Tutto molto trasparente". L’imprenditore: era il sistema Cl

Il sindaco rischia il processo per falso e turbativa d’asta

Sotto accusa Giuseppe Sala, sindaco ed ex amministratore di Expo (Ansa)

Sotto accusa Giuseppe Sala, sindaco ed ex amministratore di Expo (Ansa)

Milano, 7 luglio 2017 - «Nella  sintesi, mi sembra tutto molto trasparente, il cda di Expo ha approvato tutto». Così anche ieri il sindaco Beppe Sala su quanto emerso negli atti della Gdf sull’inchiesta relativa agli appalti della piastra di Expo e alla fornitura di alberi e piante. L’ex commissario unico dell’Esposizione è indagato per falso materiale e ideologico e per turbativa d’ asta. «Tutto è stato trasparente - ripete - ho sempre contato sulle mie decisioni, sul mio senso di responsabilità, sul mio sapermi prendere delle responsabilità anche per altri a volte».

Cosa intende dire con questo Sala? Lo «stralcio» del verde dall’appalto principale (quello sulla Piastra dei servizi per l’intera Expo) è stato «il risultato di un processo di valutazione diretto in prima persona dal responsabile unico del procedimento ingegnere Carlo Chiesa», ripete l’avvocato Salvatore Scuto, che difende il sindaco. Eppure Chiesa, sentito come teste dal pg Felice Isnardi racconta che Sala «cedette» alle pressioni politiche del dg di Infrastrutture lombarde (Ilspa) Antonio Rognoni (per conto dell’allora presidente lombardo Roberto Formigoni) che spingeva per favorire i florovivaisti locali.

Però, rileggendo l’intenso scambio di messaggi e telefonate intercettate tra i dirigenti Expo, quando tra fine febbraio e inizio marzo del 2012 la decisione viene presa, emerge chiaramente che il via libera allo «stralcio» da parte di Sala arriva in risposta ad una mail redatta proprio dall’ingegner Chiesa (non indagato). «... quindi si stralcia sulla base di una mia mail - spiega l’ingegnere a un suo interlocutore - che mi ha detto Paris che ha letto a Rognoni ... io ho avuto il via libera e ho mandato una mail a Paris (Ilspa, ndr), Malangone (ex dg Expo, ndr) e per conoscenza Sala segnalando cosa si poteva stralciare... e ho avuto il via libera adesso da Sala... Se la società ritiene di verificare la possibilità di una sponsorizzazione per la fornitura delle piante... lo può fare... ci comunica di stralciarle dalla Piastra per un importo di 4-5 milioni.... ». Ma allora - sembra questa la linea difensiva del sindaco - se Chiesa che è il responsabile unico del procedimento suggerisce una soluzione, cosa dovrebbe rispondere il commissario unico?

La relazione della Gdf cita «il parere contrario» del responsabile unico del procedimento Chiesa, degli altri manager e «soprattutto del legale di Ilspa», «tutti preoccupati delle possibili conseguenze sulla tenuta e regolarità del bando di gara». La versione del sindaco offre però una diversa ricostruzione dei fatti: la contrarietà era relativa al progetto originario di Rognoni, che da un anno chiedeva di togliere l’intero appalto del verde da quello della Piastra. La soluzione proposta da Chiesa - e approvata da Sala - con la ricerca di uno sponsor per le «essenze arboree» era un compromesso politico che venne approvato da tutti.

Intanto, nell’inchiesta spunta una intercettazione del 20 aprile 2014 tra due degli indagati, il manager (stretto collaboratore di Sala) Angelo Paris e l’imprenditore Piergiorgio Baita durante l’incontro in un bar in via Leopardi. A Paris l’imprenditore si era rivolto e, prima di essere arrestato, il manager Expo lo avrebbe aiutato a far approvare un «premio di accelerazione» (30 milioni) e una ristrutturazione del contratto (55 milioni). Ebbene, nell’intercettazione Baita dice che nel giro degli appalti si «è riconsolidato il sistema di potere delle Cooperative Cl» con l’ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone che «comanda ancora come prima» mentre l’ex governatore Roberto Formigoni «è diventato un appestato che non lo vuole più vedere nessuno».

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