Sacre du Printemps o la nuova vita

Fino al 7 luglio alla Scala il balletto AfteRite firmato da McGregor con Alessandra Ferri e la direzione di Kessels

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Il “Sacre du Printemps” è il balletto della rinascita a nuova vita, perfetto per la ripresa nei teatri; è anche il titolo dello scandalo, fin dalla tumultuosa prima parigina nel 1913 con la coreografia primitivista di Nijinsky. La forza della musica poliritmica - allora stridente - di Stravinsky è intatta, a 140 anni dalla nascita del compositore russo. Sono tre i “Sacre du Printemps” che fanno scalpore in questa estate rovente, a cominciare da “AfteRite”, nato a New York per ABT nel 2018, di scena alla Scala fino al 7 luglio, sotto l’energica bacchetta di Koen Kessels, firmato da Wayne McGregor. Alessandra Ferri, protagonista, è una madre che deve scegliere quale delle due figlie sacrificare perché la primavera ritorni, in una terra desolata - il deserto di Atacama - dove i vegetali crescono solo in serra, dati i cambiamenti climatici in corso.

“Sacre”, intitolato di proposito “dopo il rito”, viene dopo - appunto - quelli epocali di Maurice Béjart e di Pina Bausch. E al Festival di Spoleto è in scena ora con un cast di ballerini africani proprio il tragico “Frülingsopfer” bauschiano (1975), danzato su un palco coperto di terra fresca, che ha scatenato polemiche dal fronte della “decolonizzazione” della danza; trasmettere un (capo)lavoro “bianco” nel Continente Nero, che ha i suoi di riti per morte e nascita, sarebbe politicamente scorretto. Intanto il coreo-regista italiano Carlo Massari ha portato al Festival Interplay e in tour un suo “Sacre”, tutto al femminile, intitolato Right (diritto e anche destra, in inglese) sul tema rovente della maternità, un “obbligo” che si trasmette di madre in figlia - vedi “Il racconto dell’ancella”), ma che oggi le giovani donne contestano ribellandosi nel sangue alla “violenza biologica”. Tornando alla Scala, “AfteRite”, con la fluidità mirabile di Alex Ferri a contrasto con gli spigoli dello stile McGregor fatto proprio con slancio dai ballerini di casa, va insieme a una creazione ad hoc, sulla musica delle “Noces” stravinskiane, “Lore”, ovvero folklore senza appartenenza a un solo popolo, che accoglie l’unione di ogni coppia al di là di sesso e gender. Nuove vite, dunque, nel sequel del “Rite” di sacrificio, senza più scandali.

Elisa Guzzo Vaccarino

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