"Sì" all’Irpef più leggera Dribblato il no dei revisori

Il Consiglio vota l’aumento dell’esenzione fino a 23mila euro di reddito annuo. Tasca: siamo prudenti, chiuderemo il bilancio. Ma mancano ancora 230 milioni

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di Massimiliano Mingoia

Il parere "non favorevole" dei Revisori dei conti è stato dribblato con un controparere di 14 pagine firmato dal direttore del settore Bilancio e Partecipate Roberto Colangelo. E così ieri pomeriggio il Consiglio comunale ha approvato con 25 “sì’’ e due astensioni la delibera che prevede che la soglia di esenzione dell’addizionale comunale Irpef passi da 21 mila a 23 mila euro di reddito annuo e azzeri l’imposta municipale ad altri 50 mila milanesi. Insomma, Irpef più leggera per i cittadini meno abbienti.

La seduta dell’assemblea di Palazzo Marino inizia con l’intervento dell’assessore al Bilancio Roberta Tasca, che rivendica la manovra Irpef, sottolinea che l’amministrazione è rimasta sempre "prudente" nella gestione dei conti e con lo stesso atteggiamento riuscirà a far quadrare il bilancio 2020 entro la fine dell’anno. Certo, Tasca ammette che la Giunta non è riuscita a rispettare la promessa elettorale del sindaco Beppe Sala (esenzione dell’addizionale Irpef fino a 28 mila euro di reddito annuo) ma sottolinea: "Rispetto a quanto pensavamo potesse accadere dal 2016 in poi, non era prevedibile l’emergenza coronavirus e un anno come il 2020. Questo ha delle implicazioni. Ma lo stesso parere non favorevole dei revisori dei conti testimonia che ci siamo spinti in un confine di assunzione di responsabilità nei confronti delle categorie meno abbienti".

L’assessore al Bilancio, poi, riassume la situazione dei conti di Palazzo Marino: "A luglio il ministero delle Finanze ha deciso di destinare a Milano 263 milioni di euro nel quadro del Dl Rilancio e ha riconosciuto per la prima volta alla nostra città una cifra più alta di quella attribuita a Roma. Quei 263 milioni di euro arrivano a 300 se consideriamo altre entrate per il Comune da parte del Governo. Ma nel 2020, rispetto al bilancio preventivo approvato, avremo circa 530 milioni di euro di minori entrate. In particolare abbiamo avuto 319 milioni di euro in meno dalla vendita dei biglietti Atm e 40 milioni in meno dalla tassa di soggiorno. In più abbiamo fissato al 78% la capacità di spesa degli assessorati e abbiamo rinunciato a 8,5 milioni di euro per la manovra relativa all’addizionale Irpef".

Tasca, a questo punto, tira le somme: "Abbiamo ricevuto 300 milioni di euro dal Governo, quindi ci mancano ancora 230 milioni di euro. Entro novembre, grazie al decreto di agosto, Milano riceverà un’ulteriore quota dallo Stato. Ma per chiudere il bilancio dovremo anche fare un intervento di razionalizzazione della spesa e di applicazione di avanzi di bilancio che abbiamo sul 2019. Non possiamo scialacquare. Ci sarebbe piaciuto fare di più. Ma con la delibera Irpef diamo un segnale forte ai milanesi". Dal punto di vista tecnico, si tratta delle stesse conclusioni contenute nella replica di 14 pagine del direttore del settore Bilancio e Partecipate Roberto Colangelo ai Revisori dei conti.

L’opposizione, nel frattempo, va all’attacco. Il capogruppo di FI Fabrizio De Pasquale osserva: "La promessa di esentare dalla addizionale almeno i contribuenti fino a 28 mila euro, che a Milano non sono certo dei “ricchi”, si è rivelata l’ennesima balla spaziale di Beppe Sala. Novantamila contribuenti fra i 23 mila e 28 mila euro pagheranno 200 euro di tasse in più perché il sindaco ha disatteso una sua precisa promessa elettorale". Un altro azzurro, Alessandro De Chirico, chiede che "il bilancio torni in aula". Andrea Mascaretti di Fratelli d’Italia parla di "Giunta cicala" e commenta: "Prima hanno speso soldi per realizzare l’inutile Area B e le pericolosissime ciclabili, ora l’amministrazione Sala dice di non aver soldi e doverli prendere dalle tasche dei milanesi".

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