Ruby bis, Nicole Minetti in aula. Gli avvocati: "Solo cortesie alle amiche dell'Olgettina"

Secondo l'avvocato Pantano "Si offriva solo di aiutare le amiche nei contratti degli appartamenti, non c'è prova di atti prostituitivi e men che meno di pagamenti" Imputati, insieme all'ex consigliere regionale, Emilio Fede e Lele Mora

Nicole Minetti in tribunale a Milano per l'appello del Ruby bis

Nicole Minetti in tribunale a Milano per l'appello del Ruby bis

Milano, 20 ottobre 2014 - Nuova udienza stamattina del processo Ruby bis, che vede imputati Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. L'ex consigliere regionale è arrivata a Palazzo di Giustizia di Milano verso le 10.  Vestita con giacca e pantaloni neri, ha salutato e sorriso ai cronisti, anche se ha spiegato di essere ''un po' tesa'' e di non voler ''per ora'' rilasciare dichiarazioni. In primo grado Minetti era stata condannata a 5 anni per favoreggiamento della prostituzione. 

Nell'arringa davanti alla terza sezione della Corte d'Appello, l'avvocato difensore Pantano ha affermato che quando Nicole Minetti "accompagnava le ragazze a stipulare i contratti" in via Olgettina "faceva soltanto delle cortesie a delle amiche e, dunque, va assolta, perché lei non era affatto il gestore di un condominio come è stato detto e men che meno ha favorito la prostituzione". Rispetto al merito delle accuse contestate a Minetti, l'avvocato Pantano ha spiegato che l'ex consigliera "si offriva per una cortesia nei confronti delle amiche di occuparsi dei contratti degli appartamenti" di via Olgettina. Per il legale agli atti del processo non solo "non c'e' prova degli atti prostitutivi, ma men che meno dei presunti pagamenti e di conseguenza nemmeno della presunta intermediazione" contestata a Minetti.

Il legale inoltre ha chiesto ai giudici di trasmettere gli atti alla Consulta per valutare la "incostituzionalita'" della normativa sul favoreggiamento della prostituzione "per indeterminatezza delle condotte". Stando alle norme, secondo la difesa di Minetti, è come se si punisse come favoreggiamento "qualsiasi condotta". Il legale ha anche chiesto ai giudici di dichiarare l'incompetenza del Tribunale milanese a decidere con la trasmissione degli atti ai magistrati di Monza. 

Nella prima parte del discorso, Pantano (in aula con il collega Paolo Righi) aveva argomentato che "questo è un processo complesso sia per ragioni giuridiche che per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti, ma anche per l'ambiente che si e' venuto a creare sin dall'inizio, caratterizzato anche da tensioni''. Secondo il legale poi, ''l'ultimo colpo di scena e' il fatto delle dimissioni del presidente Tranfa, un fatto che puo' creare dubbi e sospetti ma che e' giusto dire anche in questo procedimento''. Il difensore ha chiarito comunque che ''io mi sento sereno, perche' in quest'aula la discussione e gli interventi si sono svolti in modo sereno''. Per l'avvocato Pantano, in ogni caso, ''questo e' un processo politico nel momento in cui, come e' avvenuto in relazione alla trasmissione degli atti per indagare su alcune testimonianze dopo la sentenza di primo grado, un magistrato invece di essere legato alla legge fino in fondo fa dei distinguo''. 

Prima dell'intervento di Pantano, aveva preso la parola per pochi minuti l'avvocato Gianluca Maris, difensore di Lele Mora, il quale ha ricordato che l'ex talent scout ha rinunciato a difendersi nel merito e ha chiesto soltanto ai giudici di riconsiderare la pena, abbassandola.  Mora, infatti, nelle scorse udienze ha rinunciato ai motivi d'appello, chiedendo in sostanza ai giudici soltanto di riconsiderare la pena e abbassarla. In primo grado Mora e Fede sono stati condannati a 7 anni di carcere, mentre Nicole Minetti a 5 anni. 

Oggi, quindi, si sono concluse le arringhe difensive. È prevista per il 13 novembre la sentenza del processo d'appello a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti.

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