Rsa: stop alle visite, ma così gli anziani restano soli

L’associazione “Felicita per i diritti nelle Rsa”: preoccupati, però servono alternative alla chiusura delle porte nelle case di riposo

Anziani nelle Rsa

Anziani nelle Rsa

"I nostri anziani rischiano di morire di solitudine. Siamo preoccupati dall’aumento dei contagi, ma per noi la chiusura totale non è la soluzione giusta. E, comunque, il problema va affrontato a livello nazionale". Parla Laura Aspromonte, del direttivo dell’Associazione Felicita - per i diritti nelle Rsa. Lei che il binomio virus-anziani lo ha vissuto, avendo avuto la madre ricoverata al Pio Albergo Trivulzio, purtroppo deceduta lo scorso maggio. "Abbiamo scritto un ”Libro bianco” raccogliendo le testimonianze dei nostri associati che hanno incontrato in estate i loro cari, rivedendoli dopo mesi di distacco.

Dopo il lockdown gli incontri sono stati pochi, con le persone bardate con mascherine e camici, rispettando tutti i protocolli. Molti anziani affetti da malattie cognitive hanno anche faticato a riconoscere i parenti. Ma ora che si era aperto uno spiraglio, si ritorna alle porte chiuse". E ancora: "E’ un’emergenza nell’emergenza perché - spiegano i parenti - non vendendo i propri cari, gli anziani si spengono, regrediscono, non capiscono perché nessuno li vada a trovare". Il figlio di un over 70 ha raccontato la sua storia: "nel parcheggio della struttura vediamo papà dietro un vetro oscurato. Lui parla a un microfono su un tavolino, ma con un Alzheimer medio ha difficoltà a trovare le parole e a concentrarsi". Ma come tutelare gli ultrasettantenni, la popolazione più fragile e a rischio, altrimenti? Quale soluzione? "Noi avremmo preferito altro piuttosto che la chiusura totale: consentire le visite inasprendo le misure restrittive, ad esempio, rispettando tutti i protocolli di sicurezza".

Ma l’associazione ha in mente anche progetti già attivi altrove. "Per esempio in Inghilterra c’è un progetto pilota: i familiari vengono istruiti come fossero lavoratori, poi entrano in Rsa e accudiscono i parenti". Ci vorrebbe tempo.

Ma anche altre proposte "più concrete" si sono affacciate, "come quella di allestire dei co-housing, dove far vivere gli anziani: l’idea è che un gruppo di tre o quattro persone condivida lo stesso appartamento con più stanze, avendo una badante in comune. Ne abbiamo parlato mercoledì durante una tavola rotonda con la Comunità di Sant’Egidio". Il messaggio lanciato è che "sia necessario cambiare i modelli assistenziali. Il Covid ha fatto emergere delle problematiche che già esistevano prima", continua Aspromonte. L’associazione collabora poi con Ledha, "che insieme al Forum del terzo settore ha chiesto a Regione Lombardia di istituire un tavolo con i gestori delle Rsa per individuare soluzioni condivise.

Marianna Vazzana

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