Rsa e operatori licenziati: il tema reintegri a settembre

Al vaglio i casi degli assistenti sanitari licenziati dalle case di riposo Intanto il pool di esperti dalla procura sta analizzando le cartelle cliniche

Una delle manifestazioni dei parenti degli anziani nelle Rsa al centro dell’inchiesta

Una delle manifestazioni dei parenti degli anziani nelle Rsa al centro dell’inchiesta

Milano, 7 agosto 2020 - Cheickna Hamala Diop è ancora senza un lavoro, da quando lo scorso 4 maggio ha ricevuto la lettera di "licenziamento in tronco" da parte della cooperativa Ampast, che fornisce personale all’Istituto Palazzolo-Don Gnocchi. L’operatore socio sanitario, 25 anni, è uno dei lavoratori che aveva denunciato l’istituto milanese per la terza età per diffusione colposa di epidemia, facendo così scattare l’indagine della Procura sui contagi. La Fondazione Don Gnocchi aveva esercitato "il diritto di non gradimento nei confronti della cooperativa, ritenendo la presenza di alcuni dei loro lavoratori all’interno della struttura incompatibile e inopportuna" perché avevano "espresso giudizi gravi e calunniosi".

L’udienza per la richiesta di reintegro è slittata a settembre e il caso Diop sarà seguito dal giudice Camilla Stefanizzi. Se, su fronte Rsa, una pseudonormalità è tornata all’interno della struttura, con la possibilità per tutti di riprendere il contatto con gli ospiti, l’inchiesta, che si preannuncia lunga, punta a far luce sulle responsabilità di chi doveva gestire l’emergenza. Sono più di quattrocento le cartelle cliniche sequestrate dalla Gdf e dai Nas sulle quali il pool di periti medici cercherà di ricostruire un quadro chiaro. Ed è proprio qui la prima difficoltà nella ricostruzione di una verità processuale. Nel periodo del Covid erano state bloccate le autopsie per ordine del procuratore Francesco Greco.

Ora, attraverso l’analisi delle singole cartelle cliniche i medici dovranno capire la causa della morte di ogni paziente. Dovranno, cioè, attribuire la causa della morte precisamente alla pandemia e scorporare quei decessi che non hanno una causa riportabile al coronavirus. Compito assai arduo anche per un pool di medici esperti, perché non essendoci relazioni autoptiche molti decessi potrebbero rientrare nelle generiche morti per polmoniti.

Quando i medici avranno terminato il loro lavoro, non prima di settembre, consegneranno alla procura la perizia finale, i dati andranno confrontati con il quadro che emerge dalla relazione dei periti amministrativi che stanno vagliando le responsabilità dei dirigenti nell’avere applicato l’una o l’altra direttiva. Ed è proprio questa confusione di direttive "in divenire" dicono i magistrati che renderà particolarmente complesso il lavoro di questo versante amministrativo. Il Covid era una emergenza alla quale nessuno era preparato, le disposizioni normative erano in continuo cambiamento e i vertici delle residenze sanitarie si sono trovati a doverne applicare molte in pochissimi mesi.  

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