Rose Villain: "Ecco la mia Radio Gotham"

Rose Villain (Foto Francesco Prandoni)

Rose Villain (Foto Francesco Prandoni)

"A New York ci sono la mia casa, la mia vita, i miei amici, le mie cose più di routine, mentre qui a Milano il lavoro e la famiglia" racconta Rosa Luini, pardon Rose Villain parlando del suo pendolarismo tra il Greenwich Village e quella di Porta Venezia in cui è cresciuta. Ed è proprio al fascino e al mistero della sua città adottiva che rimanda, fin dal titolo, il nuovo album “Radio Gotham”, realizzato con una (esagerata) passione per l’auto-tune e uno stuolo di amici fra cui Tony Effe, Tedua, Geolier, Guè, Carl Brave o quel Salmo che ha creduto in lei fin dal primo minuto.

In “Monet” c’è pure Elisa.

"Non riesco ancora a credere che abbia accettato di partecipare a questo mio lavoro. Ho imparato, infatti, a cantare con le sue canzoni e la considero immensa. Elisa stava lavorando in studio al suo ultimo disco ‘Ritorno al futuro’ assieme al mio partner e producer Sixpm (Andrea Ferrara, sposato la scorsa primavera - con velo e abito bianco - al 22esimo piano del William Vale Hotel di Brooklyn - ndr) quando, per una serie di coincidenze, ci siamo trovate a cena assieme dalle parti di Monfalcone".

Cos’è successo?

"Parlando, abbiamo finito per innamorarci una dell’altra; lei ha un animo da eterna bambina proprio come me e condividiamo la stessa passione per la musica angloamericana. Andrea le ha fatto sentire questa mia canzone, ‘Monet’, e lei ci ha scritto sopra di getto la sua parte. Il pezzo parla dell’assenza di mia madre Fernanda che, incidentalmente, era una delle sue più grandi fan. Nel finale si sente pure la voce della mia ‘Fer’ che canticchia in sottofondo”.

Lei si porta dietro un’aura dark a cominciare dal cognome (d’arte) Villain.

"Penso che i ‘cattivi’ delle storie siano sempre i più complessi, con la vita spesso segnata da traumi complessi che li rendono essere molto più interessanti degli eroi. Anche se io sono una ragazza solare, che sta bene in famiglia (è figlia di Franco Luini, patron del marchio Tucano - ndr) e sfrutta i suoi demoni per esorcizzarli attraverso la musica".

E ora?

"New York è ispirazione continua, soprattutto per me che vivo nella zona di Washington Square Park dove si respira ancora l’aria rock e hip hop anni Novanta di Rick Rubin e Beastie Boys. Spero in una lunga carriera e di riuscire a farne uno all’anno come Johnny Cash. Mi piace pensare che il migliore, magari, lo inciderò a 95 anni".

Un “feat” che le piacerebbe avere nel prossimo album?

"Se esistesse, sarebbe un sogno poter lavorare su un inedito di Lucio Battisti, che per me vale quanto i Beatles. Né più e né meno. In ‘Monet’ c’è però la voce campionata di mia madre e il ‘Elvis’ quella del Re del Rock attinta da una registrazione di ‘Heartbreak Hotel’, quindi mi considero soddisfatta così".

Andrea Spinelli

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