Uccisa dal marito con 29 coltellate, confermati 18 anni. Corte: "Mai pentito"

E' quanto ha scritto la Corte d'Assise d'appello di Milano nelle motivazioni della sentenza

Rosanna Belvisi, la vittima dell'omicidio in via Coronelli

Rosanna Belvisi, la vittima dell'omicidio in via Coronelli

Milano, 21 giugno 2018 - Luigi Messina, il 53enne che nel gennaio 2017 a Milano uccise la moglie Rossana Belvisi con 29 coltellate, "solo dopo aver compreso che l'alibi che aveva cercato di costruire" era "destinato al fallimento", e dopo aver persino sostenuto "di essere stato minacciato" dalla donna e che lei aveva cercato di colpirlo con un "ferro da stiro", ha ammesso l'omicidio e "senza manifestare alcun segno" di ravvedimento. E' quanto ha scritto la Corte d'Assise d'appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 6 giugno, ha confermato per l'uomo la condanna a 18 anni, non concedendogli le attenuanti generiche per la confessione, come chiedeva la difesa.

In primo grado in abbreviato il gup aveva escluso l'aggravante della crudeltà e la figlia della coppia, Valentina, dopo il verdetto d'appello aveva detto: "Continuo a pensare che 18 anni siano pochi". Il suo legale, l'avvocato DomenicoMusicco, giudica "condivisibile il ragionamento" nelle motivazioni della Corte e aggiunge che il "trattamento sanzionatorio del primo grado è già stato un premio insperato per Messina". "Le attenuanti non andavano concesse, come hanno deciso i giudici, perché le confessioni del Messina non sono state risolutive", ha aggiunto il legale Musicco.

L'imputato, scrive la Corte, "ha mostrato subito dopo il delitto un'inconsueta lucidità nel far sparire l'abbigliamento, l'arma e le tracce di sangue sul proprio corpo, nel precostituirsi un alibi in maniera meticolosa e un'assoluta indifferenza nel rispondere semplicemente 'Rosanna' alla domanda del vicino di casa su chi fosse morto". La scelta di confessare è arrivata "unicamente a seguito delle incalzanti domande degli inquirenti, rivelando l'intento schiettamente utilitaristico". Dopo la conferma della condanna, la figlia Valentina, 25 anni, aveva spiegato di essere "contenta" ma aveva precisato che comunque "18 anni sono pochi e spero davvero che non esca prima di 18 anni". Aveva raccontato anche di aver incontrato il padre nel carcere di Pavia "dopo 18 mesi, mi ha detto che lui si è pentito, ma se si fosse davvero pentito si sarebbe dovuto alzare e dire che rinunciava all'appello almeno".

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