Tutta Cassano piange Roberto, vittima della gru a Torino: "Una tragedia inaccettabile"

L’addio al piccolo imprenditore che ha perso la vita insieme ad altri due operai. Amici e colleghi. "Era un lavoratore esperto e prudente, non avrebbe mai corso rischi"

Il funerale di Roberto Peretto a Cassano

Il funerale di Roberto Peretto a Cassano

Cassano d'Adda (Milano) -  «Credo che Roberto sia seduto su uno dei cornicioni della chiesa e ci inviti ad andare avanti". Dopo Carugate anche Cassano d’Adda si ferma per salutare l’imprenditore morto nel crollo della gru a Torino, in via Genova. Venerdì mattina, l’intera città si è stretta attorno a Clarissa, la compagna di Peretto, per l’ultimo saluto all’operaio di 52 anni, una vita passata in cima ai mostri d’acciaio che alla fine gli hanno tolto la vita. Saracinesche e bandiere a mezz’asta, il sindaco Fabio Colombo, che ha proclamato il lutto cittadino, è accanto alla famiglia per ricordare l’amico d’infanzia: "Una fine assurda", ripete al colmo della commozione, mentre il parroco don Vittore Bariselli dal pulpito ricorda l’impresario. "Raccontava le città dove lavorava con video girati in quota: sono bellissime viste da quassù, diceva ai parenti".

Un frammento di quotidianità che oggi sembra ancora più crudele e che la fidanzata ha condiviso con il sacerdote. "Era un uomo convinto che tutte le difficoltà si potessero risolvere a piccoli passi". Con questo spirito, da ragazzo, aveva preso le redini dell’attività di papà Dario, gruista, del quale aveva deciso di seguire le orme e aveva aperto una ditta tutta da solo. "Era esperto, non avrebbe mai corso rischi", sottolineano vecchi colleghi alla cerimonia di addio.

Don Bariselli ha fatto riferimento alla tragedia e all’indagine, "capiremo cosa è successo", poi si è concentrato sulla sfera più personale di Roberto. Ad ascoltarlo, nel primo banco, la vedova, distrutta dal dolore, chiusa in un lutto che non le permette di smettere di piangere. "È impossibile accettare un dramma come questo", spiegano gli amici più intimi della coppia, ma è il sacerdote a offrire una chiave di lettura diversa: "Siamo qui in tanti per dare un senso cristiano all’accaduto. La nostra vita è come una tenda, dobbiamo essere pronti a piantarla oltre la nostra dimensione terrena".

In una vigilia all’insegna della mestizia l’intera comunità si è fermata per dedicare un pensiero a Roberto, Marco e Filippo, i colleghi precipitati da 40 metri di altezza a una settimana da Natale. "Possiamo andare in alto, ma siamo fragili come ci hanno insegnato loro tre. Basta poco perché la meraviglia si distrugga – ha concluso il parroco –. Dobbiamo ricordarci che siamo fatti per vivere in questo mondo, ma anche per guardare in alto". Giovedì parole simili erano riecheggiate nella chiesa di Sant’Andrea a Carugate al funerale di Marco Pozzetti. Ora le loro città e tutte le persone che li amavano aspettano di capire cosa è successo quella maledetta mattina che ha cambiato per sempre tante vite.

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