Rivolta in carcere, danno fuoco alle celle

La protesta dei detenuti a Busto Arsizio, dieci agenti della Penitenziaria intossicati. Evacuati due piani della struttura sovraffollata

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di Lorenzo Crespi

È stata una notte di caos e rivolte quella tra venerdì e sabato nella casa circondariale di Busto Arsizio. Solo l’intervento dei Vigili del Fuoco ha consentito di evitare il peggio. Tutto è iniziato in tarda serata, quando due detenuti di origine nordafricana hanno dato alle fiamme le proprie celle. A salvarli dal fuoco gli agenti della Polizia Penitenziaria. Uno dei due è stato portato in ospedale per ustioni e inalazione di fumi. Subito dopo, il detenuto incendiario rimasto in istituto e un altro detenuto hanno incendiato nello stesso reparto le proprie celle. Il fuoco, fitto e denso, ha invaso anche i due piani superiori che sono stati evacuati. I poliziotti penitenziari, prontamente intervenuti, hanno provvidenzialmente spostato tutti i detenuti di altre tre sezioni nei cortili passeggi per consentire loro di sfuggire al fumo, riuscendo a metterli in sicurezza. Molti dei detenuti appartenenti alla sezione incendiata hanno però partecipato al caos, in base a quanto riporta il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che ha ricostruito la vicenda.

Dopo che i Vigili del fuoco hanno spento le fiamme i detenuti sono stati fatti rientrare tutti nelle proprie celle, ma la sezione da cui è partito il tutto è stata dichiarata inagibile. I detenuti che vi erano presenti sono stati quindi spostati nella sezione "quarantena", unico reparto con posti disponibili al momento. L’emergenza è rientrata a notte inoltrata, verso le 2.30. Dieci i poliziotti che sono rimasti intossicati per mettere in salvo i detenuti: sono stati ricoverati in ospedale. Quanto accaduto con la rivolta di sabato notte non è una novità per il carcere di Busto Arsizio, una struttura che soffre da tempo di problemi di sovraffollamento, con 410 detenuti al posto dei 240 previsti. Anche nello scorso settembre un detenuto aveva dato fuoco alla propria cella: in quel caso due agenti erano rimasti intossicati. Solo un paio di settimane fa invece era andato in scena un tentativo di evasione, sventato dalla Polizia Penitenziaria. Un fagotto gettato a terra oltre il muro di contenimento e una corda improvvisata realizzata con lenzuola annodate avevano insospettito i poliziotti, che avevano così bloccato il tentativo di fuga sul nascere.

Tutt’altro esito invece alla casa circondariale di Varese, dove un’evasione è riuscita davvero un mese fa, il giorno di san Valentino. Il 14 febbraio due detenuti si sono calati dal muro di cinta riuscendo ad allontanarsi dal carcere dei Miogni, altra struttura da tempo inadeguata. Un tema portato all’attenzione del ministro della giustizia Marta Cartabia dall’onorevole varesino Matteo Bianchi proprio in seguito all’evasione. La latitanza era durata tre giorni per i due fuggitivi, bloccati il 17 febbraio a Induno Olona.

Episodi che, ancora una volta, accendono un faro sull’emergenza carceri. "Il carcere di San Vittore sembra un manicomio", aveva spiegato nelle scorse settimane il garante dei detenuti del Comune di Milano, Francesco Maisto, davanti alla sottocommissione carceri di Palazzo Marino. denunciando la situazione critica a San Vittore sul fronte della cura di alcune patologie. "Da un’analisi statistica del Prap della Lombardia – aveva detto Maisto – emerge che dal 1° gennaio del 2015 al 31 aprile del 2021 c’è stato un crescendo del fenomeno di aggressioni al personale. In particolare il 2020 è stato l’anno peggiore finora e il 2021 ha già fatto segnalare un trend che se è confermato porterebbe il dato al doppio rispetto al 2019 e al triplo rispetto al 2015". Il quadro è più rassicurante quando il garante comunale dei detenuti parla dei contagi da Covid negli istituti penitenziari, dove la pandemia sembra sotto controllo.

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