Rissa nella movida, difesa chiede scarcerazione ultrà: "Si difese"

Per il legale di Caravita jr non ci sono esigenze cautelari tali da giustificare il carcere

Carabinieri sul luogo dell'aggressione

Carabinieri sul luogo dell'aggressione

Milano, 17 giugno 2020 - Non ci sono esigenze cautelari tali da giustificare il carcere per Alessandro Caravita, 20 anni, figlio di Franco, storico fondatore e capo degli ultrà dei Boys della curva dell'Inter, arrestato per tentato omicidio aggravato per aver accoltellato, dopo una lite, un 24enne nella notte tra l 5 e il 6 giugno in corso Garibaldi, luogo della movida milanese. A sostenerlo è il difensore del giovane, Mirko Perlino, nel ricorso ai giudici del Riesame con cui chiede la scarcerazione del suo assistito in quanto ha agito per "legittima difesa": il legale ha impugnato il provvedimento con cui una settimana fa il gip Angela Laura Minerva non ha convalidato l'arresto ma ha comunque disposto la misura della custodia cautelare in carcere per Caravita. 

L'udienza davanti al Tribunale della Libertà è stata fissata per lunedì prossimo. Il ventenne, per altro già finito sotto inchiesta per rissa aggravata nell'inchiesta sugli scontri tra ultras nerazzurri e napoletani del 26 dicembre 2018, durante  l'interrogatorio davanti al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha scelto di rendere dichiarazioni spontanee. Dichiarazioni con cui ha ammesso di aver colpito il giovane col coltello, ma di averlo fatto per legittima difesa pechè era stato aggredito da quattro persone e dopo che gli avevano anche detto «ti ammazziamo».

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