Risposata, intasca 25 anni di reversibilità

Vedova del primo marito malgrado il nuovo matrimonio continua a prendere la pensione. Ha patteggiato due anni

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MILANO

Una donna di 57 anni è stata condannata a due anni di reclusione e a mille euro di multa, pena sospesa per avere truffato l’Inps percependo indebitamente la pensione del marito morto. La condanna, frutto di un patteggiamento è avvenuta ieri, ma i fatti risalgono al lontano 1995. La donna italiana, impiegata, allora poco meno che trentenne resta vedova. Alla fine dello stesso anno però, convola a nuove nozze. Tecnicamente il nuovo matrimonio celebrato civilmente annulla il suo diritto ad avere la reversibilità del marito. Ma lei non lo sa, o forse sì, omette però di denunciare la nuova unione all’Inps. Il Comune di Milano registra il matrimonio, ma non ha alcun obbligo di denunciarlo all’Inps. E così, per l’omissione di tutte le parti, nessuno comunica all’istituto di previdenza che non deve più erogare la pensione. Passano venticinque anni, senza che nessuno mai sospetti. La donna lavora e lavora anche naturalmente il nuovo marito. A scoprire la truffa è l’istituto di previdenza durante un controllo a campione del tutto casuale. Per un incrocio di dati, risulta che la donna ha continuato ad incassare la reversibilità del primo marito. In venticinque anni la somma indebitamente percepita da lei è stata calcolata in 230mila euro, circa novemila euro all’anno. Gli atti con la relazione dell’Inps sono finiti in procura, l’indagine del pm Paolo Filippini, la donna, interrogata, non ha mai giustificato la sua condotta se non definendola come una "omissione casuale". L’Inps si è costituita come parte civile. La somma dovrà essere restituita, potrà essere presa dallo stipendio della donna. Anna Giorgi

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