Rischi globali Previsioni cupe a 2 e 10 anni

Achille Colombo

Clerici*

Scarsa la neve e pure l’ottimismo a Davos, al di là dei comunicati rituali, dove si è appena conclusa la 53^ edizione del World Economic Forum; tema portante la “Cooperazione in un mondo frammentato”. Non ha certo contribuito a rasserenare le migliaia di ospiti - capi di Stato, di Governi, di istituzioni internazionali, imprenditori, politici, esperti – la pubblicazione del diciottesimo Global Risks Report che, basandosi su un sondaggio condotto su oltre 1.200 esperti, responsabili politici e leader nel settore imprenditoriale, ha elencato i principali rischi per il mondo, a due anni e a dieci anni da oggi. Nei prossimi due anni primeggia la crisi legata al costo della vita; al secondo posto i disastri naturali e gli eventi atmosferici estremi, al terzo lo scontro geoeconomico. Seguono la mancata mitigazione del cambiamento climatico, l’erosione della coesione sociale e la polarizzazione delle società, i danni su larga scala degli incidenti ambientali, il mancato adattamento ai cambiamenti climatici, la diffusione del cybercrime e della cyber insecurity, le crisi innescate dalle risorse naturali. Chiudono le migrazioni. Per gli stessi intervistati, i dieci rischi più grandi nei prossimi dieci anni sono invece: al primo posto la mancata mitigazione del cambiamento climatico, al secondo il mancato adattamento ai cambiamenti climatici, al terzo i disastri naturali e gli eventi climatici estremi. Seguono la perdita della biodiversità e il collasso dell’ecosistema, le migrazioni su larga scala, le crisi legate alle risorse naturali, l’erosione della coesione sociale e la polarizzazione delle società, la diffusione del crimine informatico e della insicurezza informatica, lo scontro geoeconomico e, al decimo posto, gli incidenti ambientali. In sintesi. Il panorama del rischio a breve termine è dominato da energia, cibo, debito e disastri. Coloro che sono già i più vulnerabili stanno soffrendo e, di fronte a molteplici crisi, coloro che si qualificano come vulnerabili si stanno rapidamente espandendo, sia nei Paesi ricchi, sia in quelli poveri. In questo mix un nuovo evento shock, da un nuovo conflitto militare a un nuovo virus, potrebbe diventare ingestibile. Parallelamente, gli investimenti nel settore della salute, dell’istruzione e dello sviluppo economico si riducono, erodendo ulteriormente la coesione sociale.

*Presidente Assoedilizia

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