Rider, respinto il ricorso del primo fattorino milanese a fare causa

Per il giudice del tribunale di Milano il rider non era un dipendente subordinato e l'azienda non aveva alcun obbligo di riconoscere il rapporto di lavoro a tempo indeterminato

Il rider con gli avvocati Tommaso Dilonardo e Michela Mantarro

Il rider con gli avvocati Tommaso Dilonardo e Michela Mantarro

Milano, 4 luglio 2018 - Non era un dipendente subordinato e l'azienda non aveva alcun obbligo di riconoscere il rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Lo ha stabilito oggi il giudice del lavoro di Milano Giulia Dossi che ha rigettato il ricorso dell'ex rider Mohamed Elazab, assistito dagli avvocati Tommaso Dilonardo e Michela Mantarro, che chiedeva di essere riconosciuto come "lavoratore subordinato a tempo indeterminato" da Foodinho, azienda specializzata nelle consegne a domicilio. Mohamed Elazab è stato il primo rider milanese ad aver portato in Tribunale una società delle consegne a domicilio. Un caso analogo a quello di Torino con il ricorso, anche in questo caso respinto, di sei rider di Foodora che chiedevano di essere riconosciuti come lavoratori subordinati.

In particolare l'ex rider, 23 anni, chiedeva di essere inquadrato come dipendente nel periodo compreso tra il 23 settembre 2016 e il 28 marzo 2017, quando invece lavorava come co.co.co. Stando alla sua denuncia, l'azienda avrebbe continuato a farlo lavorare anche nei 12 giorni successivi nonostante lui non avesse sottoscritto nessun contratto. E non lo avrebbe pagato nel periodo immediatamente successivo, trascorso a casa in seguito a un incidente d'auto avuto durante l'orario di lavoro. La sua richiesta però è stata bocciata perché, come ha spiegato il legale di Glovo Francesco Tanca, "l'azienda non aveva l'obbligo di farlo lavorare così come lui aveva piena libertà di scegliere di effettuare le consegne".

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