Rider del cibo, la protesta si infuoca

Milano, assicurazioni minime e stipendi a consegna. "Nuovi blitz"

L’intervento della polizia per ripristinare l’ordine pubblico dopo la protesta nella sede milanese di Deliveroo

L’intervento della polizia per ripristinare l’ordine pubblico dopo la protesta nella sede milanese di Deliveroo

Milano, 15 aprile 2018 - Lavoro a cottimo, tempi strettissimi per le consegne e copertura assicurativa quasi nulla di fronte all’alto rischio di incidenti. Ore a pedalare sulle strade, districandosi tra auto e semafori sotto la pioggia o con il sole, per arrivare in orario negli uffici o nelle case dei clienti. Solo a Milano, secondo alcune stime, sono tra 1.000 e 1.500 i rider impiegati per le consegne di cibo a domicilio da società come Foodora, Deliveroo, Just Eat, Glovo o UberEat. Si riconoscono dal colore e dai loghi sulla pettorina e sui borsoni termici, contenitori per pizze, sushi o cibi della tradizione italiana.

Una ventina di attivisti della rete Deliverance Project e alcuni rider venerdì pomeriggio hanno fatto irruzione nella sede milanese, in via Ettore Ponti, della multinazionale Deliveroo per protestare contro «i nuovi sistemi di organizzazione del lavoro e le condizioni di estrema precarietà imposte dall’azienda». Sono stati allontanati e identificati dalle forze dell’ordine, dopo alcuni momenti di tensione. Nei confronti di tre persone sarebbe stato emesso il foglio di via. Si preparano a organizzare altri blitz (i fattorini in bicicletta apriranno anche il corteo del Primo maggio a Milano), per chiedere un confronto con i vertici italiani della multinazionale londinese che attualmente opera in 12 Paesi, lavora con oltre 35mila ristoranti partner (circa duemila in 10 città italiane) e ha generato oltre un miliardo di euro di ricavi per il settore della ristorazione tra giugno 2016 e giugno 2017. Una crescita che, secondo un lavoratore che preferisce rimanere anonimo, si basa «sull’estrema flessibilità» e su condizioni di lavoro sempre più precarie. «Lavoro a partita Iva - spiega - come un libero professionista, con orari che però vengono organizzati dall’azienda».

Gli stipendi oscillano da 500 euro al mese fino a 1.500 euro mensili lorde, nei casi più fortunati, offrendo le disponibilità sette giorni su sette. Uno dei problemi principali, al centro delle proteste, è quello dell’assicurazione, in un’attività dove il pericolo di gravi incidenti è all’ordine del giorno. «Nonostante i numerosi rischi affrontati per le strade della città - spiega il gruppo Deliverance Project - i rider godono di una copertura assicurativa minima, che non tiene conto di eventuali periodi di inabilità al lavoro». E i lavoratori, che ieri sera si sono riuniti in assemblea per pianificare le prossime mosse, hanno presentato una serie di richieste alla multinazionale. «Chiediamo che sia garantita a tutti i nuovi assunti facoltà di scelta tra il contratto con retribuzione oraria e quello con pagamento a consegna - spiegano - e che Deliveroo fornisca ai suoi fattorini in bici un’adeguata copertura assicurativa comprensiva di indennizzo per il periodo di inabilità al lavoro». Intanto la battaglia nelle aule giudiziarie ha segnato un primo punto a favore delle aziende del settore, con la sentenza del Tribunale di Torino che ha respinto il ricorso dei rider di Foodora sospesi dopo aver protestato per le loro condizioni di lavoro.

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