Riccardo Cardani, perse l'uso del braccio: "La rivincita sulla tavola. Più forte di prima"

Per l’atleta paralimpico missione Milano-Cortina ma non solo: "Una scuola di snowboard per bimbi disabili"

Milano, 15 gennaio 2023 - "L’adrenalina, l’equilibrio. La mia rivincita è sulla tavola da snowboard: più forte e veloce di prima". Riccardo Cardani oggi ha 30 anni e un obiettivo: Milano-Cortina 2026. Ne aveva 17 quando, per un incidente in moto, ha perso l’uso del braccio destro. "Da un giorno all’altro è cambiato tutto: dovevo trovare il coraggio di lasciare alle spalle la vita di prima. Non è stato semplice. Ma si è aperto il mondo". Già protagonista a Pechino 2022, ha chiuso l’anno in Canada, conquistando il podio nella tappa della Coppa del mondo. Ha riaperto il 2023 in Finlandia e all’orizzonte, a fine febbraio, c’è il primo appuntamento a Cortina per un’altra tappa del circuito e per un “assaggio“ dell’evento più atteso. "Non perdetelo. È uno spettacolo vedere ragazzi disabili venir giù dalla montagna come matti", sorride lui, da sempre appassionato di sport (e sfide) estremi.

Prima vita. "Dopo due anni di istituto tecnico ho iniziato a lavorare come elettricista. Con i libri non mi sentivo a mio agio. E sono stato anche fortunato: contratto a tempo indeterminato a 17 anni. Dopo tre-quattro mesi l’incidente ha stravolto tutto".

La rinascita. "Grazie allo sport. Ho cominciato con il nuoto. E sono molto competitivo. Devo ringraziare la Pohla Varese: nel giro di poco tempo ho raggiunto ottimi livelli fino a giocarmi la qualificazione olimpica. Però avevo uno sport per la testa, non avevo dimenticato la passione da piccolo per le montagne e lo snowboard. All’inizio sciavo, ma poi mi sono stancato... molto più adrenalinica la tavola. Ho cominciato a 8 anni. Mi son detto: perché non riprovare? Mi ha aiutato a riacquistare fiducia, anche se all’inizio avevo tutti contro: ’Sei matto? È pericoloso’. Ma sono andato di testa mia".

E la tavola l’ha portata alle Paralimpiadi di Pechino 2022 e in giro per il mondo. Una delle tappe più belle? "Finlandia. Mi dà un’energia incredibile. Ho incontrato quasi ogni anno l’aurora boreale. Nulla è scontato in questo sport. Ed è quello che lo rende molto figo, al di là delle medaglie".

Altra missione: farlo conoscere di più? "Assolutamente sì. Con la Polha Varese sono riuscito ad aprire una squadra tutta mia. Siamo sei, stiamo crescendo. Il boarder-cross è uno sport ’giovane’, molte persone non sanno cosa sia. Va scoperto".

Anche tra gli adolescenti: preoccupa l’abbandono sportivo. "Sono consapevole del problema, l’ho visto anche da vicino: avremmo voluto portare un ragazzo di 17 anni ai giochi Paralimpici, ma ha deciso di mollare prima. E ci ha spiazzato. Lo sport è emozione, crea gruppo, fa bene a corpo e mente, ma spesso dai ragazzi viene avvertito come una perdita di tempo. Si ha fretta di trovare un lavoro, lo si lascia alla prima difficoltà mentre si studia. Ma non è impossibile incastrare tutto".

Ha scelto di essere testimonial di ’Orasport on Fire Tour’, la maratona di eventi lanciata dalla Diocesi di Milano da qui al 2026. Perché? "Primo perché Milano-Cortina è il calendario appeso davanti al letto: metto una ’x’ per contare i giorni che mancano. È un’occasione ospitarli qui e dare visibilità anche alla cultura paralimpica, che deve crescere. Insieme al mio amico Simone Barlaam, vero campione del nuoto, ci siamo messi in gioco per portare questo messaggio negli oratori, nelle scuole. I ragazzi hanno bisogno di credere in eroi ’nuovi’. che non siano solo i calciatori. Facciamo capire che la disabilità non è un limite. Anche gli sponsor devono crederci ancora di più: via le barriere, ma eliminiamole veramente".

Prossima sfida? "Diventare maestro, aprire una scuola per bambini con disabilità. Per metterli subito sulla tavola: è il mio obiettivo".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro