Regione Lombardia: basta mascherine all’aperto

Resta l’obbligo di coprire naso e bocca al chiuso e anche fuori se non si può tenere il metro di distanza

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In centro l’adesione alla caduta dell’obbligo di mascherina è stata immediata.

In Lombardia si cala la mascherina, ma di poco: la nuova ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana all’indomani del nuovo Dpcm antipandemico prevede che sia ancora obbligatoria in ambienti chiusi; all’aperto si potrà togliere ma bisogna averla sempre con sé, per indossarla se non è possibile mantenere il distanziamento. Le disposizioni, valide fino al 31 luglio, recitano per l’esattezza che "nel territorio regionale è fatto obbligo di usare le mascherine o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto" e anche all’aperto "in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di un metro" tra non familiari o conviventi. "La mascherina deve essere sempre detenuta con sé".

Rimane anche l’obbligo di misurare la temperatura all’ingresso dei luoghi di lavoro e nei ristoranti (chi ha più di 35,5°C resta fuori); gli esercizi pubblici potranno offrire, "possibilmente in più copie, riviste, quotidiani e materiale informativo per uso comune", purché l’utenza si igienizzi le mani prima di sfogliarli; in sale giochi e circoli si potrà ricominciare a giocare a carte purché sempre igienizzandosi le mani, tenendo la mascherina e le distanze.

Intanto la Regione pensa al futuro, e ieri ha deliberato uno stanziamento di 9 milioni 762 mila euro (2 milioni 125 mila nel 2020 e nel 2021, 2 milioni 210 mila nel 2022 e nel 2023, un milione 92 mila nel 2024) per finanziare 85 borse di studio per le scuole di specializzazione che si aggiungeranno ai contratti sostenuti dallo Stato per la formazione dei nuovi medici. Le borse regionali, ha ricordato l’assessore al Welfare Giulio Gallera, dal suo insediamento nel 2016 "sono passate da 35 alle attuali 85, che riusciamo a finanziare per il secondo anno consecutivo", sempre con l’obiettivo di contribuire a "colmare il gap che da diversi anni rende notevolmente difficile" trovare nuovi medici per gli ospedali lombardi.

La ripartizione delle borse è stata studiata dalla Dg Welfare insieme agli atenei, per concentrarle sulle specialità che più rischiano di andare in sofferenza nei prossimi anni ma anche, sottolinea Gallera, su quelle più necessarie per l’emergenza Covid. E quindi ad esempio sono 6 i contratti regionali per formare specialisti in Anestesia, rianimazione, terapia intensiva e del dolore, 5 per Medicina interna, 4 per Medicina d’emergenza-urgenza, altrettanti per Igiene e medicina preventiva, 3 per Malattie infettive e altrettanti per Radiodiagnostica; ce ne sono anche 8 per Ginecologia e ostetricia, altrettanti per Pediatria, 6 ciascuna per Psichiatria e Neuropsichiatria infantile, alcune delle specialità diventate più “rare“. Tutte le borse di studio sono riservate a chi è residente in Lombardia da almeno tre anni alla scadenza del concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione e s’impegna a lavorare per il servizio sanitario regionale per almeno altri tre dei cinque anni successivi al conseguimento della specializzazione.

Giulia Bonezzi

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