Milano fa i conti con il referendum: il Comune spenderà 150mila euro

Il costo della consultazione in città ammonta a 4,1 milioni di euro

Uno dei tanti manifesti affissi in città dalla Regione (Newpress)

Uno dei tanti manifesti affissi in città dalla Regione (Newpress)

Milano, 19 agosto 2017 - Sì, ma quanto ci costa il referendum lombardo per l’autonomia del 22 ottobre? Di cifre, nelle ultime settimane, ne sono girate parecchie, quasi tutte riferite al costo complessivo del quesito (consultivo) voluto dal presidente della Regione Roberto Maroni, un costo lievitato quando si è appreso che il Pirellone comprerà 24 mila tablet per consentire il voto elettronico. Il Comune, intanto, in una delibera approvata lo scorso 4 agosto, ha messo nero su bianco quale sarà il costo del referendum sul territorio milanese e, soprattutto, quanto sarà costretto a sborsare Palazzo Marino per la consultazione indetta da Palazzo Lombardia. Costretto, sì, perché se fosse per il sindaco Giuseppe Sala il referendum lombardo non si terrebbe.

Polemiche politiche a parte, Milano fa i conti con la consultazione. Nel vero senso della parola. Sul territorio milanese il costo del voto per il quesito sull’autonomia sarà di 4.178.557 euro, così ripartiti: 4.028.557 euro a carico della Regione, 150mila euro a carico del Comune. Sì, perché a carico dell’amministrazione municipale, così come previsto dalla legge, ci sono unicamente le spese per la produzione e il recapito delle tessere elettorali. Stop. Tutte le altre spese referendarie, pur a carico del macchina di Palazzo Marino, dovranno essere rimborsate al Comune. Tant’è. Per la consultazione sono previsti 1.248 seggi, oltre a 66 seggi speciali. In altre parole l’organico per la consultazione comprenderà 1.248 presidenti di seggio più 3.776 scrutatori, più altri 66 presidenti dei seggi speciali con i relativi 132 scrutatori. La spesa per tutti i presidenti e gli scrutatori ammonta a 696 mila euro.

Lo scorso 9 agosto, intanto, la Prefettura di Milano ha pubblicato la circolare sulla propaganda elettorale e la comunicazione politica in vista del referendum del 22 ottobre (seggi aperti dalle 7 alle 23). Già dallo scorso 27 luglio, il giorno dell’indizione dei comizi elettorali, c’è il divieto per tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione che possano in qualche modo influenzare l’esito del referendum lombardo. I sondaggi sul quesito (sì o no al riconoscimento dell’autonomia della Lombardia?) potranno essere resi pubblici fino al 6 ottobre, a partire dal 7 ottobre e fino all’esito del voto non potranno più essere diffusi.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro