Reddito di cittadinanza? Misuri la febbre

Il Comune utilizzerà agli ingressi degli uffici 200 beneficiari che non svolgono lavori di pubblica utilità

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di Andrea Gianni

Beneficiari del reddito di cittadinanza impiegati per misurare ogni giorno la temperatura a utenti e dipendenti all’ingresso di alcune sedi dei servizi sociali. È il progetto che il Comune di Milano si prepara ad avviare con l’obiettivo di coinvolgere, a partire dalla fine di ottobre, fino a 200 persone che ora stanno ricevendo il sussidio senza svolgere in cambio lavori di pubblica utilità, uno dei punti cardine del provvedimento bandiera del Movimento 5 Stelle finito al centro delle polemiche per i risultati quasi nulli nel ricollocamento dei beneficiari sul mondo del lavoro e che potrebbe finire nel cassetto. Nel frattempo dovrebbero partire a breve anche a Milano i Progetti Utili alla Collettività (Puc), sui quali è in corso un’intelocuzione con altri grandi Comuni e con il ministero del Lavoro per creare un sistema il più organico possibile ed evitare situazioni a macchia di leopardo. I beneficiari sono tenuti infatti a svolgere Progetti utili alla collettività nel comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, aumentabili fino a 16. Un obbligo che però finora è rimasto solo sulla carta, con una situazione già segnata da incertezze, ritardi ministeriali e caos sugli elenchi sulla quale si è abbattuta l’emergenza sanitaria. E in quei Comuni dove sono stati avviati progetti extra-bando destinati ai beneficiari del sussidio, coinvolti in attività di assistenza o di cura del territorio, le adesioni volontarie non sono state numerose. Risultati poco incoraggianti, anche al netto del terremoto provocato dalla pandemia sul mondo del lavoro, anche sul fronte della ricerca di una nuova occupazione in centri dell’impiego lombardi che si preparano a triplicare il loro personale grazie al maxi-concorso bandito dalla Regione. Un gigantesco piano di assunzioni con in palio 1.214 posti di lavoro spalmati sulle varie province, finora gli unici generati dalla riforma oltre a quelli dei navigator.

Rinforzi quando ormai potrebbe essere troppo tardi, almeno per chi percepisce il reddito. La misura sarà infatti sottoposta a "un tagliando" necessario, secondo il ministro Luigi Di Maio, per correggere almeno l’efficacia delle misure per l’impiego. I dati, infatti, segnalano due criticità: su una platea di un milione e duecentomila percettori di sussidio in grado di lavorare in Italia, i navigator (nuova figura professionale con il compito di aiutare i beneficiari a trovare lavoro) hanno presentato solo 220mila offerte di impiego, e i progetti comunali per lo svolgimento di lavori utili sono in gran parte ancora in alto mare. Le aziende hanno reagito con scarso entusiasmo anche al sistema di incentivi per le assunzioni, mentre il rischio concreto è quello di un aumento del lavoro nero. A un anno e mezzo da quel 17 gennaio 2019 in cui il premier Giuseppe Conte, l’allora alleato al Governo Matteo Salvini e Di Maio annunciarono a Palazzo Chigi il varo della legge-bandiera, poco sembra destinato a restare. Un altro cavallo di battaglia dell’allora maggioranza Lega-M5s, “Quota 100“, è avviato sul viale del tramonto. Lo scivolo verso la pensione resterà in vigore fino al 31 dicembre 2021. Poi, come ha chiarito Conte, il provvedimento non verrà rinnovato.

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