Reddito di cittadinanza, un flop: sussidio a 73mila famiglie, ripagano in 666

La maggior parte rifiuta i lavori utili, il reinserimento nelle aziende sembra un miraggio. E qualche sindaco teme impieghi in nero

Esempio di attività di utilità pubblica da parte di chi riceve il reddito di cittadinanza

Esempio di attività di utilità pubblica da parte di chi riceve il reddito di cittadinanza

Milano, 12 gennaio 2021 - Dal progetto “Piedibus“ di Caronno Pertusella, rivolto a otto beneficiari del reddito di cittadinanza nel Comune del Varesotto, all’iniziativa “Cura del verde“, per pulire "due giorni alla settimana per quattro ore" strade e parchi a Bernareggio, in Brianza. Passando ai Comuni più grandi, Brescia recluta quattro percettori del sussidio per "la digitalizzazione di materiali della biblioteca Quiriniana". Il Comune di Milano ne manderà una quindicina nei centri di formazione professionale Afol per supportare la "ripartenza dell’attività didattica in presenza" con attività di sorveglianza e igienizzazione: finora in tutto sono 113 su circa 19mila i beneficiari milanesi coinvolti, considerando anche altre iniziative. Sono alcuni dei Progetti utili alla collettività (Puc) partiti in Lombardia, una delle colonne portanti del provvedimento bandiera del M5s, cioè l’obbligo di ripagare l’aiuto mettendo a disposizione della comunità il proprio tempo. Un flop certificato dai numeri.

Secondo gli ultimi dati del ministero del Lavoro, in Lombardia sono solo 233 su 1.506 i Comuni che hanno attivato un Puc, con una percentuale di copertura del 15,5% sopra la media del Nord Italia (10,6%) ma molto al di sotto rispetto a quella di regioni come Puglia (62,6%) o Abruzzo (40,7%). Sono 621 i Puc disponibili, con un totale di 666 beneficiari coinvolti. Scorrendo la lista dei Puc lombardi caricati sulla piattaforma ministeriale GePi, emerge che la maggior parte è rivolta a meno di cinque persone, mentre i progetti più strutturati arrivano a poche decine. Molti, tra l’altro, hanno una durata limitata. Numeri bassi, soprattutto se si confrontano con la massa dei beneficiari. Nella Regione si contano circa 73mila nuclei familiari (un totale di oltre 164mila persone), che ricevono un importo medio di 481,17 euro al mese. Anche considerando la quota esentata, come over 65 o disabili, emerge che finora pochissime persone hanno dovuto cimentarsi nei “lavori utli”, come pulizia di strade, supporto durante manifestazioni, nelle scuole o nei centri anziani. E in parallelo appare sempre più come un miraggio l’ambizioso obiettivo iniziale di reinserire nel mondo del lavoro in tempi rapidi attraverso potenziamento dei centri per l’impiego e incentivi alle aziende, in un sistema che già prima della pandemia aveva scontato lacune e ritardi.

La stessa Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (Anpal) ammette che i Puc "hanno registrato difficoltà nell’avvio sebbene fossero previsti sin dall’introduzione della legge istitutiva del reddito di cittadinanza", ormai due anni fa, il 28 gennaio 2019. "La pandemia ha generato un nuovo arresto, a causa della sospensione delle condizionalità – spiega Anpal – ed è solo dal 18 luglio che si è tornati alla normalità e di fatto, dunque, è da questo momento che i Comuni si sono impegnati". E anche quando vengono attivati, i Puc non trovano una folla di candidati. A Corbetta, nel Milanese, il sindaco Marco Ballarini, di fronte allo scarso entusiasmo verso il suo progetto di supporto ai vigili, aveva ventilato il sospetto che "molti siano occupati in nero". A Milano l’avviso pubblico per coinvolgere enti e associazioni del terzo settore è stato pubblicato solo lo scorso 24 dicembre, vigilia di Natale. Finora alcuni percettori sono stati impiegati per misurare la temperatura all’ingresso degli uffici pubblici tra novembre e dicembre, mentre un’altra quindicina lavorerà nei centri di formazione. "Ritardi che finora hanno impedito di usare questa risorsa – spiega il consigliere comunale di Forza Italia Fabrizio De Pasquale, all’opposizione – come ad esempio per spalare durante l’ultima nevicata". L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Gabriele Rabaiotti, sottolinea che la piattaforma "è stata messa a disposizione solo nell’ottobre del 2020, quindi la possibilità di avanzare la polizza assicurativa ad Inail, che è obbligatoria, non si è potuta fare fino a quella data".  

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