Reddito di cittadinanza fase due, avvio lento: "Il 20% non risponde"

Primi contatti difficili con i beneficiari fra problemi tecnici e caos negli elenchi: entro fine anno offerte per tutti

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Milano, 30 settembre 2019 - Il "guru del reddito di cittadinanza”, il professore della Mississippi State University e presidente Anpal Mimmo Parisi, durante una delle sue ultime visite a Milano aveva invitato ad aspettare «due o al massimo cinque anni» per vedere gli effetti positivi della misura anti-povertà. I posti di lavoro creati sono ancora zero, ma è partita dopo lentezze e ritardi la fase due della manovra, quella del reinserimento nel mondo del lavoro delle persone che dal primo aprile stanno ricevendo il sussidio. Una platea di circa 23mila persone in Lombardia, circa 11mila solo tra Milano e area metropolitana, composta da beneficiari del reddito, sia i richiedenti sia i componenti del nucleo familiare, che dovranno sottoscrivere il patto per il lavoro e ricevere le offerte. Nei centri per l’impiego delle province lombarde sono partite telefonate, email ed sms per stabilire un primo contatto. Tentativo che, però, si è scontrato con i primi nodi da sciogliere. Circa il 20% dei lombardi chiamati, uno su cinque, non ha risposto. Irreperibile, impossibile da contattare per una serie di problemi tecnici e negli elenchi arrivati ai centri per l’impiego. Il caso virtuoso è Lecco, dove la quota di “non risposte” è ferma al 2% del totale, ben sotto la media regionale.

«Ci sono errori di registrazione, dati incompleti, persone all’estero – elenca l’assessore regionale al Lavoro, Melania Rizzoli – casi di un unico cellulare per più persone, persone domiciliate in Lombardia ma residenti in altre Regioni. Stiamo cercando di superare anche queste difficoltà, tutte queste persone entro fine anno saranno contattate, per fare in modo che questa non resti solo una misura assistenziale». Poi c’è il nodo navigator, l’inserimento dei tutor assunti per concorso con l’obiettivo di aiutare i beneficiari nella ricerca del lavoro e il coordinamento con personale ridotto all’osso dei centri per l’impiego. Solo negli sportelli della Città metropolitana gestiti da Afol devono essere inseriti 76 navigator che, quando la misura entrerà a pieno regime, si troveranno a gestire circa 11mila persone, il 50% nel centro per l’impiego di Milano. «Noi i navigator non li abbiamo ancora visti – spiega Elena Buscemi, consigliera metropolitana con delega al Lavoro - siamo in attesa che Anpal faccia chiarezza anche sulle loro funzioni, visto che rischiano di sovrapporsi ai nostri orientatori». Intanto Palazzo Marino ha messo in campo misure di sostegno al reddito rivolte ai cittadini che non hanno i requisiti per usufruire delle analoghe misure nazionali, reddito di cittadinanza in primis: il budget a disposizione è di 4 milioni di euro, sufficienti per 2mila beneficiari. Anche loro saranno al centro di progetti comunali per avviarli all’indipendenza economica. «Crediamo molto nell’importanza di un percorso di reinserimento – spiega l’assessore alle Politiche sociali Gabriele Rabaiotti – affinché queste risorse non siano solo un contributo assistenzialistico».  

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