Recupero degli edifici dismessi: verso maggiori poteri ai Comuni

Regione valuta di lasciare alle municipalità la possibilità di fissare bonus volumetrici e tempi di riqualificazione entro un range dato

Pietro Foroni, assessore regionale al Territorio e alla Protezione civile

Pietro Foroni, assessore regionale al Territorio e alla Protezione civile

di Giambattista Anastasio

Sono due le modifiche che Regione Lombardia sta valutando di apportare alla legge sulla rigenerazione urbana. E si tratta in entrambi i casi di modifiche mirate a restituire ai Comuni quella discrezionalità che la legge ha illecitamente ridotto, almeno secondo i giudici del Tar che, l’11 febbraio scorso, hanno inviato il provvedimento regionale alla Corte Costituzionale, perché ne valuti la legittimità. La stessa legge ha provocato uno scontro tra l’assessore comunale all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, e l’assessore regionale al Territorio, Pietro Foroni. "Abbiamo avviato un confronto con l’Associazione Nazionale dei Comuni (Anci Lombardia ndr) e con gli stakeholders per capire come è possibile migliorare la legge – fa sapere Foroni –. Quanto alle modifiche, siamo ancora alla fase delle valutazioni, ma sia chiaro che intanto la legge è in vigore e che non temiamo il pronunciamento della Corte Costituzionale. Regione Lombardia davanti al Tar non ha potuto rappresentare le proprie ragioni perché i giudici amministrativi si sono espressi su tre ricorsi presentati da due società immobiliari contro il Comune di Milano". In sintesi: i ricorrenti contestarono al Comune di non aver applicato quanto previsto dal provvedimento regionale, un provvedimento del resto contestato dallo stesso Comune fin dalla sua approvazione.

Nel dettaglio, le principali modifiche ora sul tavolo sono due, come anticipato. La prima riguarda il bonus volumetrico previsto dalla legge per chi riqualifica un edificio dismesso da almeno 5 anni e in condizioni tali da costituire un pericolo in termini di sicurezza e di salute pubblica. La direzione verso la quale si sta andando è concedere ai Comuni la facoltà di rimodulare tale bonus, a seconda dei contesti e degli interventi. Ora è la legge regionale a prevedere che si debba riconoscere un bonus volumetrico del 20%, in alcuni casi estendibile fino al 25%. Domani potrebbero essere i Comuni a decidere su quale percentuale attestarsi in un range che va da un minimo del 10 ad un massimo del 25%.

L’altra modifica alla quale si sta lavorando riguarda invece i tempi entro i quali i proprietari di immobili in disuso e gravemente degradati devono avviare i lavori di recupero, per poter beneficiare del bonus volumetrico ed evitare la demolizione coatta e le sanzioni, là dove previste dai Comuni. Il range temporale che gli stessi Comuni potrebbero poter imporre ai proprietari va da un minimo di 24 mesi ad un massimo di 5 anni, a fronte dei 3 anni previsti attualmente dalla legge.

Indubbio che si tratti di due modifiche che, qualora dovessero essere confermate, andrebbero a restituire alle amministrazioni comunali quella "potestà pianificatori" che secondo i giudici del Tar è stata "lesa" dalla legge regionale, una legge che, ancora, comporta un "evidente" e "non proporzionato sacrificio delle prerogative comunali". "Il legislatore regionale – ha scritto il Tar – ha imposto una disciplina ingiustificatamente rigida e uniforme, operante a prescindere dalle decisioni comunali e in grado di produrre un impatto sulla pianificazione locale molto incisivo e potenzialmente idoneo a stravolgere l’assetto del territorio, o di parti importanti dello stesso, in maniera del tutto dissonante rispetto a quanto stabilito nello strumento urbanistico generale".

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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