Rapinatori seriali e balordi: i rivoltosi del carcere di Opera

Chiesto il processo per 22 persone: negli atti il racconto della battaglia. "Liquido urticante spruzzato contro gli agenti, materassi bruciati e sedie rotte".

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di Andrea Gianni

Un gruppo di carcerati in rivolta composto da pericolosi rapinatori seriali e balordi che nelle periferie milanesi hanno guadagnato una triste fama. Uno è in cella per aver accoltellato la sua ex fidanzata, colpevole di averlo denunciato. Un altro sta scontando l’ergastolo per aver ammazzato un rivale nel racket della prostituzione. La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per accuse, a vario titolo, di resistenza e minacce a pubblico ufficiale, danneggiamento e incendio nei confronti di 22 detenuti del carcere di Opera per la rivolta e i disordini scoppiati il 9 marzo nel pieno dell’emergenza coronavirus, all’interno del penitenziario milanese. Le indagini, condotte dalla polizia penitenziaria anche attraverso una meticolosa analisi dei filmati e coordinate dal pm Enrico Pavone del pool antiterrorismo guidato dal pm Alberto Nobili, avevano portato inizialmente a 92 denunce. Dopo la chiusura indagini a luglio, è arrivata la richiesta di processo per 22. Tra le contestazioni a carico di alcuni detenuti anche quelle di aver tentato "di sfondare" un cancello di una sezione del carcere e di aver minacciato "di morte" alcuni agenti della polizia penitenziaria, spruzzando contro di loro del liquido urticante e bersagliandoli con "pezzi di vetro e legno".

Avrebbero anche provocato un incendio dando fuoco a materassi, e hanno completato la devastazione spaccando sedie e tavoli. In quei giorni di emergenza Covid varie rivolte erano scoppiate in diverse carceri italiane. La Procura di Milano è pronta a chiedere il processo anche per 12 detenuti per la rivolta avvenuta, sempre a marzo, nel carcere di San Vittore dopo che, per la diffusione del coronavirus, erano stati sospesi i colloqui con i familiari. Per accuse in questo caso che vanno dal sequestro di persona (degli agenti della polizia penitenziaria), a devastazione e saccheggio, lesioni personali e rapina. Il tutto, secondo le accuse, in esecuzione di un "unico piano criminoso durante la rivolta".

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