Pusher rapinano farmacie con le mannaie

Tre in manette: sospetti su 20 colpi. "Spacciavano eroina a Rogoredo"

Rapina con mannaia in pugno

Rapina con mannaia in pugno

Milano, 17 marzo 2018 - Erano diventati il terrore delle farmacie. Utilizzate a mo’ di bancomat, espressione più volte utilizzata in questi anni dalle vittime per accendere i riflettori sul fenomeno dei rapinatori seriali. Dall’hinterland sud alla periferia est di Milano, i tre balordi hanno colpito ovunque, e in alcuni casi replicando il colpo nello stesso posto a distanza di due settimane: via Mecenate e dintorni, San Donato, Melegnano, Peschiera Borromeo e San Giuliano. L’ultimo raid, quello che finora gli è stato formalmente contestato dai carabinieri, va in scena quattro giorni fa al punto vendita Cuccia di Segrate, sulla Cassanese. Solita tecnica: due, i marocchini Jihadi Legdah e Alì Jamale di 29 e 46 anni, entrano armati di mannaia e roncola, il complice egiziano e dal nome evocativo anziché no, il 40enne Mohamed Aly, li aspetta in macchina. Una signora esce urlando, all’interno restano due clienti e due addetti al banco. Sarà la tempestività dell’intervento, come sempre accade in questi casi, a premiare il lavoro dei carabinieri della Compagnia di San Donato, coordinati dal capitano Antonio Ruotolo: i militari sono già in zona per un servizio ad hoc e riescono ad arrivare sul posto nel giro di qualche minuto.

Stanno lavorando da qualche settimana su quella preoccupante escalation, 20 blitz solo a febbraio: pattugliamenti mirati (nella fascia pomeridiana 17-19) e mappa dei potenziali bersagli aggiornata giorno per giorno anche grazie ai dati sviluppati dall’Ufficio statistiche e analisi criminali della Questura. I banditi sono ancora dentro: non oppongono resistenza, depongono le armi e si lasciano ammanettare senza fare storie; stesso destino per il «palo», fermato al volante della macchina. I primi due sono rimasti in carcere dopo la convalida del gip, il terzo è finito ai domiciliari. Ora gli approfondimenti d’indagine puntano ad attribuire alla banda gli altri colpi dei quali sono sospettati: in 7-8 casi ci sarebbe già il conforto delle immagini, quelle registrate dagli impianti di videosorveglianza delle farmacie prese di mira. A proposito dei filmati e dell’opportunità di dotare i negozi di occhi elettronici, il capitano Ruotolo lancia un appello: «È importante che tutti li installino: sono fondamentali per risalire ai colpevoli». Così com’è decisiva la collaborazione delle vittime, che verrà ulteriormente rafforzata con la collaborazione dell’ordine professionale di riferimento: «Invitiamo a denunciare – chiosa Ruotolo –. Ogni informazione può essere preziosa per noi».

Chi sono i tre? Tutti irregolari e senza fissa dimora, sono certamente consumatori di stupefacenti, in particolare eroina: e questo spiegherebbe sia la ripetitività degli assalti (per procurarsi i soldi per la dose quotidiana) sia l’approccio violento da tossicodipendenti in crisi di astinenza (anche se per fortuna non ci sono registrati feriti). Non solo: secondo quanto accertato dagli investigatori, i tre frequentavano abitualmente il boschetto della droga di via Sant’Arialdo e la spianata di via Orwell pure in qualità di spacciatori di «nera» a buon mercato. Assuntori e pusher allo stesso tempo, cavallini da strada che magari smerciavano roba ai disperati di Rogoredo per rimediare a loro volta il «punto» da iniettarsi in vena. Fantasmi tra i fantasmi che a sera si trasformavano in balordi armati e pericolosi.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro