Milano, l'ex suocero di Salvini: "La rapina? Cose che capitano"

Pasquale Ieluzzi ripercorre i terribili momenti, la telefonata del vicepremier e dice: "Non posso mettere i cannoni"

Pasquale Ieluzzi

Pasquale Ieluzzi

Milano, 16 dicembre 2018 - Sorride. Racconta di essere tornato al lavoro già venerdì pomeriggio. «Sono cose che possono capitare. Ora non posso mica mettere i cannoni fuori di casa per difendermi... Al massimo cercherò di guardare sempre lo spioncino prima di uscire». Pasquale Ieluzzi, 73 anni, ex suocero del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, rapinato e sequestrato in casa sua in zona Ticinese da tre balordi «più un quarto – spiega – che faceva da palo», giovedì sera, vorrebbe dimenticare l’episodio.

«Lasciar passare un po’ di tempo, almeno, perché sto cercando di vivere la mia quotidianità come sempre». Lo sottolinea, cordiale, fuori dal suo negozio Al Bazar di abbigliamento e accessori in zona Conciliazione, che ha aperto da quasi mezzo secolo. Un’istituzione. Nell’arco di cinque minuti, in due si fermano sul marciapiede a chiedergli «come stai Lino? (Così lo chiamano tutti, ndr), ti trovo oggi in negozio?». Naturale chiedergli se anche il vice premier Salvini e suo ex genero lo abbia contattato: «Sì, mi ha chiamato, voleva assicurarsi che stessi bene». Fisicamente sta bene, a parte una lieve escoriazione sul volto, sotto la tempia destra. «Conseguenza di quando mi hanno immobilizzato – racconta –. All’inizio, mi è venuto naturale reagire, per fortuna non mi hanno fatto nulla di grave». Nonostante il sorriso, lo choc gli si legge ancora negli occhi: «Mi sono ritrovato immobilizzato con delle fascette da elettricista su polsi e caviglie, costretto a tenere la testa in basso, non potevo vedere molto».

Ma evidenzia di non aver visto coltelli, «solo una pistola attaccata alla cinta di uno di loro» e parla di uomini «stranieri, dall’accento e da quel che ho potuto percepire. Ci dicevano di stare zitti, hanno distrutto casa per cercare i preziosi, spaccato vetri e mobili. Alla fine hanno aperto la cassaforte, dopo avermi costretto a dar loro le chiavi». Un incubo durato tre ore, dalle 20.15 alle 23, per lui e per la collaboratrice domestica 51enne, che si è ritrovata spinta in casa a forza e pure lei immobilizzata. I rapinatori l’hanno sorpresa mentre usciva con il cane, sul pianerottolo. Avevano studiato le sue mosse e gli orari per giorni. Il bottino è ancora da quantificare ma potrebbe ammontare a circa 100mila euro (anche se le stime della prima ora parlano di una cifra ben più alta), sottolinea Ieluzzi: «Hanno svuotato la cassaforte portando via tutti gli orologi di pregio, oltre a gioielli e contanti. Tutto quello che hanno trovato. Ma vorrei passasse un messaggio positivo, non serve a nulla piangersi addosso: sono cose che possono capitare. Il giorno dopo ero già al lavoro, pronto a ricominciare».

Ora è caccia ai banditi, sembra originari dell’Est Europa. Sul caso indaga la Squadra mobile coordinata dal dirigente Lorenzo Bucossi.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro