Ramelli, l’Anpi: corteo inaccettabile

Le prescrizioni all’estrema destra: niente marce né tamburi e vessilli del Ventennio. Ma i partigiani insorgono

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di Nicola Palma

Niente marce in stile militare, né tamburi a scandire l’incedere dei manifestanti e vessilli o altri oggetti che rimandino all’epoca del Ventennio o della Repubblica di Salò. Sono le prescrizioni che la Questura ha imposto ai militanti di estrema destra (un migliaio secondo le previsioni della vigilia) che domani sera si ritroveranno in piazzale Gorini per raggiungere a piedi via Paladini, il luogo in cui la sera del 13 marzo 1975 fu aggredito a colpi di chiave inglese Sergio Ramelli, il diciottenne del Fronte della Gioventù poi morto dopo 47 giorni di agonia all’Ospedale Maggiore. Come anticipato ieri dal Giorno, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Renato Saccone, ha dato il via libera alla richiesta di corteo avanzata dagli organizzatori, seppur subordinato a una serie di stringenti paletti da rispettare e alla predisposizione di un percorso breve di circa 700 metri. A fine tragitto, sotto casa di Ramelli, è quasi certo che venga chiamato il "presente" e che, come accade ogni anno, i partecipanti rispondano con un saluto romano di massa, oggetto di numerose denunce nelle commemorazioni precedenti e di sentenze ondivaghe da parte dei giudici (con frequenti ribaltamenti di interpretazione tra primo grado, Appello e Cassazione).

Il ritorno del corteo (dopo i presìdi statici del 2019 e del 2021 e le quattro denunce del 2020 per la violazione del lockdown) ha immediatamente generato la reazione indignata del presidente provinciale dell’Anpi Roberto Cenati: "Negli anni trascorsi, la manifestazione neofascista del 29 aprile, strumentalizzando il ricordo di Ramelli e Pedenovi, si è sempre caratterizzata per l’esibizione di croci celtiche, saluti romani e chiamata del presente, con un forte richiamo nostalgico al passato militare e razzista del regime fascista. Le prescrizioni imposte dalla Questura non sono mai state tenute in alcun conto dai partecipanti, con un atteggiamento di aperta sfida e di precisa istigazione alla violazione della legge". Quindi, si legge ancora nella nota, "non è accettabile che, a pochi giorni dalla celebrazione del 25 Aprile, Milano, Città Medaglia d’Oro della Resistenza, venga percorsa da una manifestazione di aperta apologia del fascismo, in contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana e con le leggi Scelba e Mancino: chiediamo alle pubbliche autorità di impedire che la Memoria di chi ha dato la propria vita per la Libertà di tutti noi venga vergognosamente oltraggiata".

Sulla stessa linea l’Osservatorio democratico sulle nuove destre: "Un passo indietro a soli pochi giorni dal 25 aprile, con il silenzio di partiti, come il Pd, che avevano nell’occasione esaltato la Resistenza e dato lezione di antifascismo anche all’Anpi".

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