Ragazza uccisa a coltellate, il cadavere nel borsone: "Voleva liberarsi del corpo"

La chiamata di Garlaschi all’alba: oggi non vengo a lavorare, sono malato

Via Brioschi, carabinieri sul luogo dell'omicidio

Via Brioschi, carabinieri sul luogo dell'omicidio

Milano, 8 febbraio 2018 - La chiamata arriva nella primissima mattinata di ieri: «Oggi non vengo a lavoro, sono malato», dice al telefono Alessandro Garlaschi a un collega di Atm del deposito di via Custodi. A quell’ora, secondo quanto ricostruito poi dagli investigatori, ha già ammazzato Jessica Valentina Faoro con almeno un paio di coltellate al torace e all’addome: la 19enne sarebbe stata uccisa poco dopo le 4, dopo una discussione nata per un approccio rifiutato.

I due si conoscevano da un paio di settimane, cioè da quando la ragazza era andata a vivere, probabilmente in subaffitto e dopo aver risposto a un annuncio on line, nell’appartamento al secondo piano di via Brioschi 93 che il tramviere 39enne condivideva da alcuni anni con la moglie V.E. Alle 10.30 scatta l’allarme. Ed è proprio Garlaschi a lanciarlo, presentandosi in portineria con i vestiti ancora sporchi di sangue: «Ho una ragazza morta in casa». Sul posto arrivano gli agenti di Volanti, Squadra mobile e Scientifica. Le attenzioni si concentrano ovviamente sull’uomo, sguardo fisso nel vuoto, che dà più versioni discordanti e poco credibili: «È nata una colluttazione mentre mi stava facendo un’iniezione per il diabete», una delle più sconclusionate. Qualche ora dopo, arrivano le prime ammissioni, parziali, davanti al pm Cristina Roveda. Scatta il fermo per omicidio. Poco prima delle 16, Garlaschi viene portato fuori in manette: sui polsi ha ancora i segni dei tentativi di tagliarseli, forse preso dal panico.

La moglie era uscita invece dall’abitazione nella tarda mattinata, accompagnata da due poliziotti in Questura: fino a sera è stata sentita per avere chiarimenti sulla vicenda. Il marito l’ha esclusa sin da subito dal luogo del delitto, sostenendo di averla accompagnata la sera prima a casa della suocera; eppure per tutta la giornata sono stati valutati altri elementi raccolti dagli inquirenti in apparente contraddizione. Alla fine, però, sembra che la polizia abbia escluso un suo ruolo di qualsiasi genere, sia nelle fasi dell’omicidio che in quelle successive. Verranno analizzati con estrema attenzione pure i segni trovati sugli arti della povera Jessica, forse il maldestro tentativo di depezzare il corpo per disfarsene. Altri particolari da approfondire: il cadavere sarebbe stato trovato in un borsone; e sembra pure che Garlaschi abbia tentato di bruciare i resti della 19enne. Ipotesi tuttora al vaglio degli uomini della Mobile, coordinati dal dirigente Lorenzo Bucossi, che hanno lavorato per tutta la notte per trovare la quadra definitiva di una vicenda che all’inizio pareva piuttosto lineare. Gli agenti hanno cercato l’arma del delitto, rovistando nei cestini del locale spazzatura, ma al momento non risulta che sia stata trovata: forse era un coltello da cucina che l’uomo ha lavato e riposto in uno scaffale.

 

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