"Qui da noi ci sono equilibri che vanno oltre..."

Il caso del Modà di Erba e il ritorno di Scarcella La società-schermo per assumere i buttafuori

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"E mo’ ti dirò di alcune persone pesanti che conosci bene e sono persone serie... calabresi... sono quelli... sono sicuro che li conosci...". È il 9 novembre 2017, al telefono c’è Daniele Scolari, l’uomo che, per conto di Luca Vacca, si occupa della gestione occulta dei servizi di sicurezza nei locali. Il suo obiettivo: accaparrarsi la security della discoteca Modà di Erba, che all’epoca sta per riaprire dopo il fallimento del 2015, "presa in gestione da Enrico Rovelli, ex manager di Vasco Rossi". C’è un problema, però: Scolari ha saputo che l’appalto è stato affidato "a “Flavio“ di Milano". Chi è? Flavio Scarcella, già arrestato nell’indagine Platino sulla security nei locali. Di più: l’imprenditore di Corsico, condannato per associazione mafiosa e portato in carcere a marzo per scontare una pena residua di 5 anni, ha già selezionato un certo “Ale“ per il reclutamento dei buttafuori. A questo punto, intervenie Vacca, che fa capire al competitor di farsi da parte: "Ale, fai il geometra nella vita, fai il geometra perché di notte non sai mantenere gli equilibri. Purtroppo nella vita e nei paesi della Brianza ci sono degli equilibri che vanno oltre il lavoro della “sicurezza“, perché dietro al lavoro della “sicurezza“ nei nostri paesi qua c’è sempre qualcuno dietro ok?". Di quell’episodio, qualificato come estorsione, il gip ha ritenuto responsabili solo Vacca e Scolari, non ravvisando sufficienti elementi per Scarcella e respingendo la richiesta di misura cautelare dei pm (che faranno ricorso). In ogni caso, Ale fa un passo indietro e lascia campo libero a Scolari, che in pochi giorni trova 13 buttafuori.

Chi li assume? Una società con sede in viale Liguria 49 a Milano, la Milano Cooperativa 200 S.C. arl, formalmente intestata a un trentanovenne nativo degli Stati Uniti ma di fatto controllata, secondo le accuse, da Scarcella e compagna. Uno schermo che, per il giudice, non fa che confermare che "le società presso le quali sono formalmente assunte i “buttafuori“ sono delle mere coperture nei confronti di altri soggetti che, invece, svolgono sostanzialmente il ruolo di imprenditori nell’acquisizione dei servizi sia il ruolo di datori di lavoro nei rapporti con i dipendenti". Tutto fila liscio fino al 21 gennaio 2018, quando un giovane albanese, mandato via dal locale, torna dopo qualche minuto con una pistola: parapiglia con i buttafuori, caos in discoteca e arrivo delle forze dell’ordine. Risultato: "Gli avvenimenti provocavano preoccupazione da parte dei proprietari del locale". Tanto che, è agli atti, Scarcella, che di fatto non ha incarichi ufficiali, viene chiamato "a riferire" da un parente della co-proprietaria del Modà, un carabiniere che presta servizio a Milano (non coinvolto nelle indagini): "Ciao Flavio, senti io sono al locale, ma tu vieni da queste parti in questi giorni prima di subito?". In effetti, meno di due ore dopo, nel pomeriggio del 22 gennaio 2018, l’imprenditore, che ai tempi era in attesa di un nuovo processo d’Appello per l’operazione Platino, arriva davanti alla caserma: "Sì, sono fuori". Il telefono di Scarcella, si precisa nell’ordinanza, aggancia la cella che "offre copertura" a quella stazione dell’Arma. N.P.

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