"Quell’intercettazione diceva altro" Mantovani assolto anche per questo

Nelle motivazioni della sentenza che ha ribaltato la condanna in primo grado dell’ex vicegovernatore il giudice ha smontato la prova di una presunta telefonata “corruttiva” in realtà trascritta male

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Un’intercettazione che secondo il Tribunale era la "prova regina" di un presunto accordo corruttivo e che, invece, riascoltata nel processo d’appello è suonata in modo del tutto diverso. E ha fatto cadere, con altri elementi, la tesi d’accusa che sosteneva che Mario Mantovani "avrebbe raccomandato" l’architetto Gianluca Parotti ai "direttore generali di aziende sanitarie lombarde" per non dovergli versare compensi su lavori di restauro "presso Villa Clerici" (proprietà di Mantovani) tra l’altro a quel tempo "non ancora eseguiti".

È con questa e una serie di altre argomentazioni, indicate nelle motivazioni depositate, che la Corte d’appello ha letteralmente smontato la sentenza di primo grado con cui l’ex vicepresidente della Regione Lombardia e altre 8 persone erano state condannate, assolvendoli tutti il 14 marzo. Corte che ha confermato anche due assoluzioni decise già dal Tribunale, tra cui quella del ministro del Turismo ed esponente della Lega Massimo Garavaglia per una presunta turbativa d’asta.

Nelle 277 pagine nelle quali la Corte (presieduta da Maurizio Boselli) demolisce l’impianto accusatorio spicca quell’intercettazione del 2014 che il legale di Mantovani, l’avvocato Roberto Lassini, ha chiesto e ottenuto di risentire in aula a gennaio, ripulita da "rumori di fondo". E così le parole di Parotti (parlava con un amico) che prima erano state trascritte come "mi sta girando due lavori il capo, per i miei lavori della sua villa" sono diventate, con la certificazione della Corte, "mi sta girando due lavori il capo ... primi lavori della sua vita". E in più un "fuori cornetta" pessimista in cui diceva pure: "secondo me non prendo un ...".

Mantovani finì in carcere per corruzione, concussione e turbativa d’asta nel 2015 e fu condannato a 5 anni e mezzo, prima di essere assolto con formula piena da tutte le imputazioni (i giudici motivano su ognuna di queste) tre mesi fa.

La Corte d’appello ha anche confermato l’assoluzione per il ministro del Turismo Garavaglia, già assolto "per non aver commesso il fatto" nel luglio 2019 in primo grado dall’accusa di turbativa d’asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando era assessore lombardo all’Economia. Per Garavaglia il pg Massimo Gaballo aveva chiesto una condanna a un anno e 6 mesi. Rispondeva solo di uno dei 13 capi di imputazione al centro del processo. In primo grado la Procura aveva chiesto 2 anni per Garavaglia, ma per il Tribunale mancavano "elementi adeguatamente dimostrativi per affermare" che l’ex assessore avesse dato un contributo "anche solo nella forma della agevolazione alla turbativa". Secondo l’accusa, avrebbe dato, assieme a Mantovani, "disposizioni" e "l’input iniziale" per "vanificare gli esiti del bando" di una gara da 11 milioni di euro indetta "in forma aggregata" da tre Asl per il servizio trasporto dializzati.

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