"Quella è la tomba di mio marito ma anche segno del suo coraggio"

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"Per me è la tomba di mio marito. In quella teca ci sono tre sogni, tre famiglie, tre ragazzi. Dopo 30 anni ancora aspettiamo la verità. Guardarla è dolorosissimo ma mi riempie anche di orgoglio, perché ho avuto un marito dal grande coraggio, che a quei tempi ha deciso di scortare Falcone. Ho ritrovato il sorriso ispirata dal suo coraggio e guardando i miei figli, che gli somigliano moltissimo: Gaatano, di 34 anni, e Giovanni di 31. Hanno superato l’età del loro papà, morto a 29 anni. Io so che devo avere lo stesso suo coraggio per andare avanti, testimoniare e far capire ai giovani che devono essere migliori di noi per cambiare le cose". Così parla Tina Montinaro, vedova di Antonio, l’assistente della polizia di Stato che morì insieme gli agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo, la scorta del giudice Falcone, nell’attentato di Capaci del 23 maggio 1992. Ieri la teca contenente i resti della Quarto Savona 15, la sigla radio della Fiat Croma blindata della Questura di Palermo a bordo della quale viaggiavano i tre uomini della scorta, ha raggiunto piazzetta Reale, dove sarà esposta fino a lunedì.

"Il loro sacrificio non è anonimo ma un atto di coraggio che deve ispirare tutti noi. Tenere vivo il ricordo di Falcone, Borsellino e dei caduti delle mafie è un modo di arricchire la memoria e la coscienza civile del nostro Paese", le parole del sindaco Giuseppe Sala. Tra i resti spicca il numero 100.287, impresso sul contachilometri dell’auto fatta saltare in aria con 500 chili di tritolo. Nel 2011, dopo essere stata donata all’Associazione Quarto Savona, ha ripreso la sua marcia, contro le mafie. Intervenuti anche il prefetto Renato Saccone, il questore Giuseppe Petronzi e Pierpaolo Farina, presidente di Wikimafia. Presente pure Luciano Tirindelli, ex assistente di polizia e uno degli uomini della Quarto Savona 15, scampato alla strage perché gli era stato chiesto un cambio turno con Montinaro. "Erano più che colleghi: erano fratelli. Mi sono sentito straziato".

Marianna Vazzana

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